Riportiamo un'intervista a Lidia Fersuoch, presidente della sezione al tempo del restuaro del Fondaco…
Il Ministero dei Beni culturali: «Spazi interni e volumi non si toccano». Riuso possibile, ma nel rispetto della storia.
Riportiamo l’articolo di Enrico Tantucci sulla Nuova Venezia del 15 novembre
Gli spazi interni e i volumi dell’ex cinema Teatro Italia – gioiello veneziano del neogotico e del liberty di inizio secolo – non si toccano. Perché l’edificio è uno delle rare sale cinematografiche e teatrali rimaste oggi nel nostro Paese che conservi ancora la struttura e gli apparati decorativi originali. Lo dice il parere dei Comitati tecnico-scientifici per il paesaggio e i beni architettonici del Ministero dei Beni Culturali che si sono espressi a fine settembre sulla proposta di trasformazione dell’edificio vincolato che si affaccia sulla Strada Nuova, in un supermercato della catena Despar. Il parere dei Comitati – la riunione si è svolta a fine settembre – è giunto in questi giorni sul tavolo della soprintendente alle Belle Arti e Paesaggio di Venezia Emanuela Carpani, che lo aveva richiesto, e anche se la valutazione non entra nel merito dei futuri usi dell’ex cinema Italia – chiuso da anni, dopo che l’università di Ca’ Foscari, che lo utilizzava come spazio per la didattica, lo ha lasciato – essa boccia nei fatti il progetto di trasformazione in supermercato. Questo prevedeva il progetto di ristrutturazione presentato dall’architetto Alberto Torsello a nome della società Immobiliare Teatro, costituita proprio per la trasformazione a supermarket dell’edificio, di proprietà della famiglia Coin, che si era detta scettica sullo stop alla ristrutturazione quando erano comparse le prime notizie sulle intenzioni dei Beni Culturali rispetto al progetto. Per i Comitati ministeriali infatti alterare gli spazi interni della sala cinematografica e teatrale dell’Italia – come prevedeva il progetto per renderla compatibile con la funzione di supermercato – comprometterebbe la sua integrità architettonica e non sarebbe compatibile con l’importante apparato decorativo, fatto di stucchi e di pitture di inizio secolo dell’edificio vincolato. L’edificio fu inaugurato nel 1916 in stile neogotico, affidando i ferri battuti (ringhiere e lampadari) e il disegno dei quattro portali d’ingresso a Umberto Bellotto, le decorazioni pittoriche a Pomi (l’allegoria Gloria d’Italia al centro del soffitto della sala), Marussig, Martina, Tanozi e Perosi. Il riferimento al divieto di alterazione degli spazi interni non è casuale, perché il primo progetto presentato dalla proprietà Coin prevedeva la realizzazione di un solaio che avrebbe diviso a metà la sala dell’ex cinema Italia, modificandone completamente l’aspetto. Proprio per questo il progetto era stato ritirato e modificato dall’architetto Torsello, ma anche la nuova soluzione, che prevede comunque la creazione di un soppalco da utilizzare come solaio, non è accettabile sul piano della tutela dell’integrità architettonica dell’edificio da parte dei Beni culturali. Così come, appunto, l’aumento di volumetrie previsto, per soddisfare le esigenze di spazi del nuovo supermarket. I Beni culturali, dunque, non dicono no al riuso dell’ex cinema Italia, ma con funzioni compatibili con la sua storia e l’identità architettonica, decorativa e strutturale (è uno dei primi esempi di edificio che preveda l’uso del ferro e del calcestruzzo armato). La scadenza del suo centenario il prossimo anno, nel 2016, potrebbe essere l’occasione – secondo i Comitati ministeriali – per pensarne un diverso recupero. Nell’ex cinema Italia sono andati avanti nel frattempo i necessari lavori di restauro delle facciate, del tetto e dell’apparato decorativo, ma bisognerà ora immaginare un’altra funzione compatibile per il futuro uso dell’edificio, vincolato sia all’interno che all’esterno.