Durante l'incontro verranno discusse le conseguenze del “Cambiamento Climatico” sulla meteorologia e di come stanno…
(Immagine: simulazione di allestimento nel cortile del Fontego, dalla Nuova Venezia). Tra l’indifferenza generale dei veneziani, cupidi e mercanti fino all’osso, il Fontego dei Tedeschi era stato affidato a un architetto di grido perché lo trasformasse in un’efficiente e moderna bottega, con tanto di scale mobili, terrazze sulla città, tramezzi e divisioni fino a renderne l’interno irriconoscibile. Poco importava che la storia del luogo e lo stesso concetto
di bellezza e armonia perseguito dagli originali creatori dell’edificio andassero in quel modo perduti. Adesso il vecchio palazzone avrebbe potuto fregiarsi del nome moderno e dinamico di megastore. I 30 milioni di turisti che ogni anno vengono a visitare quanto resta di Venezia avrebbero potuto, se non fare delle spese nel costosissimo bottegone, almeno vedervi impressi i nomi di marchi su marchi, ficcandoseli bene in mente per qualche futuro regalo di compleanno. Impagabile pubblicità, liminare o subliminare che sia.
Contro quel tradimento si era levata Italia Nostra, ma le sue molte azioni legali erano state ogni volta respinte. I tribunali avevano ritenuto che in qualche modo, promettendo alcuni eventi all’anno, l’uso pubblico dell’immobile si potesse ritenere preservato. Quanto al suo aspetto estetico, la Soprintendenza aveva sostanzialmente approvato le modifiche, imponendo solo alcuni secondari cambiamenti.
Ma adesso chi ha preso un dito sembra volersi prendere la mano se non il braccio intero. Secondo quanto riporta la stampa, gli stessi addetti dello studio di Koolhaas (autore del progetto) si sono visti negare l’accesso ai lavori in corso negli interni dell’edificio. Gli affittuari del bottegone (un gruppo francese specializzato in Duty free shops, di proprietà di Luis Vuitton, i quali lo hanno in affitto dai proprietari che sono i Benetton) hanno affidato l’allestimento degl’ interni a un gruppo inglese facente capo all’arredatore Jamie Fobert, la cui specialità consiste proprio nell’inserimento di negozi o stores all’interno di edifici storici. Ne abbiamo già parlato in questo sito, e riproponiamo qui sopra un’immagine, tratta dalla Nuova Venezia, di una delle “simulazioni” di quanto potrebbe avvenire all’interno del Fontego.
Koolhaas aveva assicurato di aver tenuto conto, nel disegnare il suo progetto, di una possibile fruizione da parte della cittadinanza (condizione peraltro imposta dalla legge). Ma forse Fobert non è dello stesso avviso. Forse quando si comincia a introdurre una piccola deroga è facile pensarne un’altra e poi un’altra ancora. Perciò i veneziani (o meglio, i più ricchi tra i loro visitatori) avranno il loro megastore arredato secondo le mode più recenti. Venezia sarà, come sembra volere il nuovo sindaco appena eletto, al passo con i tempi e aperta allo sviluppo. Per Rinascimento, Tiziano e Giorgione si prega di rivolgersi al Louvre.
Ah, un dettaglio. Avevo parlato di indifferenza dei veneziani, Avrei dovuto dire dei venezian-mestrini, dato che la maggioranza del consiglio comunale è stata scelta da oltre 103.00 elettori, solo 24 mila dei quali sono residenti nella Venezia insulare. Se a loro importa poco di rispettare la storia, supponiamo che a chi non vi abita la cosa interessi ancor meno, salva restando la piccola, direi eroica minoranza che ancora capisce la storia e ama la bellezza.
Leggi l’articolo di Vera Mantengoli sulla Nuova Venezia.
Leggi il commento di Tantucci sulla Nuova Venezia.
Leggi la futura utilizzazione piano per piano sulla Nuova Venezia.