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La Repubblica offre oggi un interessantissimo (per noi veneziani) articolo di Alessandro Oppes sulla vera e propria rivolta degli abitanti di Barcellona contro l’eccessivo numero di turisti che invadono la città (calcolato in 27 milioni l’anno contro i 30 milioni che abbiamo a Venezia). “Non vogliamo fare la fine di Venezia” è uno degli slogan ripetuti dai residenti in rivolta.  A differenza del nostro Brugnaro, il sindaco di Barcellona Ada Colau ha lanciato lei stessa l’allarme, secondo quanto riporta la Repubblica, ed ha sospeso almeno per un anno il rilascio di nuove licenze per strutture ricettive. In tal modo vengono bloccati investimenti in alberghi già programmati per circa 400 milioni di euro. Cosa del tutto impensabile per le nostre amministrazioni locali, assolutamente miopi e incapaci di vedere che gli incassi e i posti di lavoro creati con il turismo di massa eccessivo sono solo apparentemente elementi di sviluppo, mentre a medio e lungo termine uccidono la città, la sua cultura e la sua stessa economia. La rivolta dei barcellonesi (certo nata dall’imperversare di comportamenti inaccettabili da parte soprattutto dei giovani turisti, che hanno reso la vita in città un “incubo quotidiano”) e la risposta positiva del sindaco costituiscono esempi di senso civico e di rispetto per se stessi e per la propria storia che confortano quei veneziani che da anni cercano di porre un freno al degrado fisico e civile della loro città.
Riportiamo l’articolo intero della Repubblica nella versione offerta da Dagospia sul suo sito web. Cliccate qui per aprire l’articolo.

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