Riportiamo un'intervista a Lidia Fersuoch, presidente della sezione al tempo del restuaro del Fondaco…
Sembra un problema di minor conto, ma nel quadro della generale mercificazione di Venezia anche questo dettaglio ha un suo significato. La bella riva dei Sette Martiri, da via Garibaldi a Sant’Elena, non è più quella passeggiata gradevole che spinge molti abitanti a percorrerla a piedi, lambita com’è dalla laguna, con le isole di San Servolo e altre più lontane sullo sfondo e con il sole che tramonta dietro la Salute. La magnifica riva è ormai sempre occupata da una serie di yacht di ricconi, che per un prezzo per loro trascurabile l’occupano e ostruiscono la vista. L’autore di queste righe ha già denunciato più volte la cosa, e oggi, in occasione della festa del Redentore, così fanno i membri dell’associazione Arco (Residenti di Castello Orientale), che anche quest’anno sono stati costretti a rinunciare all’antica consuetudine di portare tavoli, tovaglie e sedie sulla riva per assistere ai fuochi. “Ci sono sette yacht davanti ala Riva, che cosa vedremo?” scrive l’Associazione, che aggiunge: “Negli ultimi anni lo abbiamo fatto presente più volte, ma nessuno è intervenuto…”. Un giornalista della Nuova Venezia si è preso la briga di appurare quale sia il “vantaggio economico” per la città (in realtà si tratta di un guadagno per la Venice Terminal Passeggeri, che gestice gli ormeggi di quei 900 metri di riva). Gli yacht fino a 20 metri pagano 180 euro al giorno, e poi circa 40 euro per metro lineare. Uno di 24 metri paga 300 euro al giorno. La Vtp è a sua volta posseduta dall’Autorità portuale ed è dubbio che qualche parte dei proventi finisca nelle casse del Comune. Ma se anche così fosse, dobbiamo proprio vendere tutto? Anche la vista, oltre ai plateatici, ai posti in vaporetto, al diritto di spostarci a piedi per le calli e di salire e scendere per i ponti?