skip to Main Content

Il Tar del Veneto ha approvato i ricorsi contro il progetto di scavare il canale Contorta. I ricorsi erano stati presentati dal Comune di Venezia (sindaco Orsoni) e dall’associazione Ambiente Venezia per ragioni opposte: il sindaco perché avrebbe voluto che il terminal delle navi da crociera fosse portato a Marghera, l’associazione perché lo voleva alla bocca di porto del Lido, fuori della laguna (con il canale Contorta il terminal rimaneva alla Marittima).
La principale motivazione della sentenza

è procedurale (il Tar naturalmente non poteva entrare nelle questioni tecniche di idrodinamica lagunare). Il progetto, dicono i giudici, non poteva essere presentato al Ministero dall’Autorità portuale (com’è stato): solo il Magistrato alle Acque aveva la competenza giuridica per farlo. Già questo fatto ne inficia la validità. Ma ad esso la sentenza ne aggiunge molti altri, e principalmente il fatto che trattandosi di “opera di valenza non soltanto locale, ma di riflesso nazionale ed internazionale, devono ritenersi necessari apporti che fuoriescono dalle logiche dell’organizzazione della sola vita portuale” (p.32 della sentenza). Pertanto il progetto avrebbe dovuto godere della “coerente adesione delle maggiori autorità competenti” e in particolare di “una organica previa analisi dei rilievi provenienti dal Comune di Venezia, che peraltro è il principale interessato allo sviluppo del turismo, della portualità, dell’ambiente e di ogni altro fattore inerente il contesto assolutamente unico al mondo del territorio veneziano e delle aree connesse”. Senza il consenso del Comune, insomma, non si poteva presentare il progetto. Si tratta quindi, conclude la sentenza, di una “scelta maturata in ambito assolutamenrte inadeguato alla portata di un problema che si pone all’attenzione della Comunità internazionale e non solo del contesto veneziano” (p. 36, e ci permettiamo di aggiungere che se ragionassero così anche i componenti del Consiglio comunale la vita a Venezia sarebbe molto migliore).
La sentenza in sé non sarebbe di gravissimo impedimento: basterebbe che ora il Porto ripresentasse il progetto nei modi raccomandati dal Tar (attraverso i canali giusti e con il consenso del Comune). Ma nel frattempo è stato eletto un nuovo sindaco, che si è accordato con Paolo Costa, presidente del Porto: il terminal resterà in Marittima (per ora), ma le navi vi arriveranno attraverso il canale dei Petroli e una specie di mini-Contorta, o Contorta ridotto, che lo congiungerà al canale Vittorio Emanuele. (Nell’immagine qui sopra si tratterebbe di un tracciato parallelo a quello giallo del bocciato Contorta, più a nord, congiungente la fine del canale dei Petroli con l’inizio del ponte translagunare). La soluzione in realtà è probabilmente più impattante della precedente, ma ora gode del consenso del Comune, il che risolve il problema del Tar.
Facciamo per ora poche osservazioni:
– Rimandiamo a un altro nostro post per illustrare il nuovo percorso e i gravissimi danni che esso provocherebbe alla laguna e al territorio in generale;
– Il progetto alternativo (chiamato ormai dai media progetto Tresse dal nome dell’isola che il nuovo canale costeggerebbe) è stato già presentato al Ministero come “variazione” al progetto Contorta. Ma se cade il Contorta, cadono anche le variazioni. Pertanto Comune e Porto, adesso congiuntamente, dovranno presentare il Tresse come nuovo progetto: Forse per questo ora il Comune ha annunciato, in un comunicato congiunto con il Porto, che ricorrerà contro la sentenza. Fatto curioso e che forse avviene solo dalle nostre parti: un ricorso contro una sentenza che aveva accettato un ricorso dello stesso ente.
– L’importanza attribuita nella sentenza al consenso del Comune esclude di fatto dalla competizione il progetto Duferco-De Piccoli, che di tale consenso non gode, pur essendo di gran lunga (a nostra opinione) il meno impattante di tutti i progetti e preferibile sotto tutti i punti di vista (percorso delle navi ridotto, posti di lavoro anche aumentati, dintorni abitati della Marittima salvi da fumi e rumori – a spese però degli abitanti del Cavallino).
Confermiamo qui che a nostro avviso il problema non ha soluzioni e che le grandi navi da crociera devono essere escluse dall’ambito lagunare. Un’ottima scelta potrebbe essere Treiste, che permetterebbe ai crocieristi interessati di visitatre Venezia con un viaggio in treno da due ore e dieci a tre ore.
Leggi il testo completo della sentenza.

Tar sentenza NuovaTar sentenza Corriere

Back To Top