Autore del video Manuela Pellarin - Vicepresidente della sezione di Venezia.
Dopo la sentenza del Tar che dichiarava non ricevibile il progetto di scavo del canale Contorta (riportiamo la sentenza in un post precedente), si registrano le reazioni opposte di Ambiente Venezia da un lato e del Terminal passeggeri dall’altro. Per Ambiente Venezia, associazione autrice (come anche il Comune) del ricorso accettato dal Tar, se il progetto Contorta è stato respinto, così dev’essere il progetto Tresse, che ne è una variante. Il Ministero deve invece
procedere nell’esame del progetto De Piccoli-Duferco (terminal al Cavallino), che da sempre sta a cuore ad Ambiente Venezia come il meno impattante. Trovate i dettagli nel primo articolo della Nuova Venezia che riportiamo qui sotto.
Per la Venezia Terminal Passeggeri (Vtp) la sentenza è una vera catastrofe. Escluso definitivamente il Contorta, accettato e condiviso il progetto Tresse da Comune e Porto, che cosa deciderà il Ministero? E che cosa avverrà nel frattempo? La Vtp ritiene (fondatamente, data la sua forza politica) che alla fine il progetto Tresse passerà. Ma occorreranno degli anni per i processi burocratici e per la realizzazione materiale. Allora la Vtp chiede al governo di emanare un decreto temporaneo, che autorizzi il transito delle grandi navi ancora davanti a San Marco, finché una via alternativa sarà fruibile. Ma il decreto, si chiede, non dovrà mettere limiti al tonnellaggio delle navi, bensì al tipo di carburante usato e alla sicurezza nelle manovre. Come dire, sì a tutte le navi di ultima generazione (con 5.000 passeggeri) che oggi volontariamente si tengono fuori da Venezia. E poi avanti con lo scavo del canale Trezze, del Vittorio Emanuele parallelo al ponte translagunare, e dell’area di evoluzione. Un’enorme modifica della dinamica delle acque in laguna e conseguenze disastrose sul numero di turisti, sul traffico di mezzi lagunari, su tutta la vita della città.
Si cerca insomma in tutti i modi, anche da parte di un’associazione benemerita come Ambiente Venezia, di forzare il turismo crocieristico in un letto di Procuste al quale non può adattarsi. Pur dopo aver calcolato che i posti di lavoro generati dalle crociere sono trascurabili e di bassa qualità, e che i ricavi sono con tutta probabilità inferiori ai costi (si veda il Libro bianco pubblicato da Ambiente Venezia), si esita di fronte all’ovvia conclusione: le grandi navi devono andare altrove. Si teme la perdita di popolarità, e si sacrifica per questo la stessa limpidezza delle proprie posizioni. Eppure Trieste non è lontana, e dopotutto è Italia anch’essa, e l’indotto delle navi può facilmente esservi trasferito (se gli abitanti della città non sono contrari), lasciando Venezia libera dall’ingombro di un turismo eccessivo e capace di creare, nella città insulare e nella rinnovata Marghera, dei veri posti di lavoro ad alto valore aggiunto, fonte di reale e duraturo benessere per tutti i residenti di isole e terraferma.
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