skip to Main Content

Riportiamo qui un articolo di Salvatore Settis, comparso sulla Repubblica di ieri 16 settembre. La sua lettura ci sembra particolarmente utile in un momento storico nel quale risulta difficile mantenere il senso dei valori sotto la pressione di una cultura di massa che sembra accettare come scontati i principi dell’egoismo, dell’ambizione personale, dell’arricchimento ad ogni costo. Settis riporta l’ago della bussola verso il nord, ricordando che “se le nostre città sono belle (quando ancora lo sono) è perché sorsero per la vita civile, come uno spazio entro il quale lo scambio di esperienze, di culture e di emozioni avviene grazie al luogo e non grazie al prezzo”. Ma oggi la cultura delle città è “devastata da una mercificazione dello spazio”. Settis cita alcune righe dalla “Fondamenta degli incurabili” di Iosif  Brodskij a proposito di Venezia: “Tutti hanno qualche mira sulla città. Politici e grandi affaristi specialmente… il denaro si ritiene sinonimo del futuro e in diritto di determinarlo”.
Il fenomeno forse non è solo veneziano, ma italiano (si pensi al linguaggio di alcuni esponenti politici dei partiti populisti) e internazionale. Ecco che cosa scrive il giornalista Michael Wolff su Donald Trump, probabile candidato alla presidenza degli Stati Uniti: “La maggior parte dei professionisti della politica e del giornalismo hanno creduto che oltrepassando certi ponti troppo spinti Donald Trump si sarebbe auto-distrutto. Ma Trump ha oltrepassato trionfalmente così tanti inimmaginabili ponti, che la classe politica è costretta a rivedere le sue convinzioni più salde. Più Donald Trump sembra ineleggibile, più la gente vuole che sia eletto.” (USA Today, 8 settembre 2015, nostra traduzione. L’articolo ha avuto più di un milione di lettori sul web).

L’articolo di Settis sulla Repubblica

 

Back To Top