La presidente nazionale di Italia Nostra, Antonella Caroli, il Consiglio Direttivo Nazionale, il presidente del…
(Immagine: turisti escursionisti alla Ca’ di Dio). Soltanto due osservazioni del vostro redattore sulla proposta del sindaco Brugnaro di vendere 400 milioni di opere d’arte di proprietà del Comune per risanare il deficit che si fa sempre più grave.
1. Pareggiare in quel modo il bilancio per quest’anno servirebbe solo a rimandare il problema all’anno seguente, quando il nuovo deficit imporrebbe nuove vendite (si era fatto così sotto Orsoni, vendendo palazzi e altri beni negli ultimi giorni dell’anno per trovare un pareggio temporaneo). Per una volta ha ragione Andrea Ferrazzi del Pd: occorrono riforme strutturali, che permettano di evitare i deficit negli anni futuri (però il Pd non diceva queste cose quando era al potere, ma sosteneva l’irresponsabile politica di Orsoni).
2. Imporre misure strutturali significa anche rivedere l’intera economia del territorio, fondata sul turismo mordi e fuggi che arricchisce esigui strati della popolazione (esercenti e trasportatori) a spese del bene comune, perché la città non percepisce quasi nessuna entrata da quei flussi, mentre ne subisce danni continui, sia materiali sia d’immagine. Il deficit annuale è la miglior prova che questo tipo di turismo è povero e genera povertà, mentre impedisce ai veneziani di entrare nel mondo dei lavori ad alto valore aggiunto.
Ma l’elettorato di Brugnaro è costituito proprio da chi riceve benefici dall’attuale stato di cose. Per questo il sindaco non sarà mai disposto a proporre misure “strutturali”. Chiede solo una nuova Legge Speciale, che elargisca cento milioni di euro l’anno a una città che non sa o non vuole sostenersi da sola. Al tempo dei francescani si diceva che il convento è ricco, ma i singoli frati non possiedono niente. Oggi a Venezia vale il contrario: tanti operatori sono ricchissimi, mentre la città langue in perpetua miseria.
Trovate qui sotto le osservazioni di Andrea Ferrazzi come riportate dalla Nuova Venezia.