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(Immagine: la nostra laguna potrebbe essere costretta a sopportare anche questo). Nella lunga “guerra dei porti” dell’Alto Adriatico, che vede Venezia opposta a Monfalcone e Trieste come sede principale del porto commerciale per container sembra che oggi un punto sia stato segnato in “favore” di Venezia. O dovremmo dire “contro” la laguna e la gronda lagunare, dato che il posizionamento del porto a Venezia significherebbe un durissimo colpo (forse mortale) per l’ecologia lagunare attraverso la trasformazione di Marghera e Dogaletto in un immenso deposito per container e terminal per gomma e ferro, come sta già accadendo nell’area ex Syndial, acquistata dal porto e destinata a centro di smistamento (“un gigantesco terminal logistico” scrive oggi il Gazzettino). Per ragioni non facilmente comprensibili l’autorità portuale di Venezia insiste a voler cementificare laguna e gronda, mentre nell’area ex industriale di Marghera potrebbero sorgere aziende dedite alle nuove tecnologie, lasciando le attività portuali a città come Trieste, che possiedono i fondali adatti e che si stanno già attrezzando, in una concorrenza con Venezia che indica la mancanza di una visione nazionale e panoramica della questione. Intanto però da quanto riferisce la stampa (si veda l’articolo del Gazzettino qui sotto) risulta chiaramente che il Pd veneziano, nella persona del segretario provinciale Michele
Mognato, sostiene con forza il progetto di costruire il porto a Venezia, trascurando la vocazione
culturale della città e impedendo uno sviluppo di laguna e gronda lagunare che sia rispettoso
dell’ecologia locale e al passo con i tempi delle produzioni immateriali.

Porto off shore il pd lo vuole

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