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I numeri sono spaventosi. Una ricerca commissionata da reset.it li aveva messi in luce, incontrovertibili: 3.128 appartamenti in affitto nella sola Venezia insulare pubblicizzati sul maggior sito di prenotazioni, ma una stima di 6.000 reali. 29.000 posti letto dichiarati nella Venezia insulare, escluso il Lido. La città si sta trasformando in un grande albergo. “Il turismo è al tracollo” come titola oggi la Nuova Venezia. La nostra sezione ha lanciato l’allarme già da alcuni anni. Solo due settimane or sono (22 ottobre) ha consegnato al sottosegretario del Ministero competente un preciso dossier di denuncia e di proposte per invertire la tendenza. Ma si sa che le associazioni di cittadini, spesso senza fondi per ricerche e per una comunicazione efficace, contano poco. Adesso per fortuna si stanno muovendo gruppi animati da un preciso e forte interesse economico: le associazioni di albergatori legittimi e riconosciuti, che sentono il peso di una concorrenza sleale e distruttiva. Riportiamo qui un articolo della Nuova Venezia che diffonde l’allarme e chiede urgentemente un rimedio. Non basterà, ma è un inizio importante. Intanto la rappresentante dei b&b (bed and breakfast, che stanno nascendo come funghi in tutto il territorio) si allea alla lotta contro l’abusivismo: i suoi iscritti hanno un interesse a serrare i ranghi e a denunciare chi non paga le imposte. Nella sua intervista, che riportiamo qui sotto, ci ricorda che una disposizione di legge regionale autorizza l’affitto di appartamenti a turisti senza alcun permesso speciale: occorre solamente “registrarsi, comunicare il numero di ospiti e pagare al Comune l’eventuale tassa di soggiorno”. E’ lecito supporre che il nero sia preponderante in questo tipo di strutture. La presidente di Abbav (affittacamere e b&b) dice che “chi aggira gli obblighi sono le società straniere, che operano a Venezia o sul litorale e non pagano le tasse nel nostro paese”.
Quel che è certo è che il fenomeno va combattuto con una legislazione stringente affiancata da una politica di veri controlli. Ma una sola politica di repressione non sarà sufficiente: occorre dissuadere i proprietari dall’uso ricettivo, rendendolo meno redditizio. A San Francisco, come in altre città americane minacciate dallo stesso fenomeno, una soluzione è stata trovata: l’appartamento in affitto per uso turistico si può dare solo per un massimo di 90 giorni all’anno. Il ricavo allora sarà paragonabile a quello ottenuto affittandolo a residenti locali, ma con spese molto maggiori (trovare i clienti, accompagnarli sul posto, fare le pulizie). A quelle condizioni affittare ai turisti non è più conveniente. Allora forse sulle strade ricominceranno a  comparire i veneziani e i negozi di quartiere e la città ritornerà a vivere. Sempre che a queste misure si affianchi una corretta gestione dei gruppi di escursionisti, come da noi raccomandato in altra sede (si veda il nostro dossier citato qui sopra).

Allarme albergatori

Allarme b&b

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