Riportiamo un'intervista a Lidia Fersuoch, presidente della sezione al tempo del restuaro del Fondaco…
Due nuovi e grandi edifici ne modificheranno la skyline. La zona diventerà un’area industriale a servizio della manutenzione del Mose (Immagine: la parte nord dell’Arsenale, che diverrebbe un’area industriale).
La Soprintendenza ai beni architettonici e paesaggistici dovrebbe difendere il patrimonio storico e culturale del territorio. Eppure poco tempo fa ha approvato la trasformazione del Fontego dei tedeschi in centro commerciale di lusso, con scale mobili e terrazza-bar. Adesso la nuova soprintendente, Emanuela Carpani, approva un altro progetto che sottrae alla comunità una parte del suo patrimonio e della sua storia: l’utilizzo dell’area nord dell’Arsenale come sede dei lavori di riparazione e manutenzione delle paratoie e delle altre componenti del Mose. In questo modo, scrive Vitucci sulla Nuova Venezia, viene “precluso per almeno un secolo l’uso dell’Arsenale alla città e alle attività tradizionali”. Invano si è opposto il professor Stefano Boato (rappresentante del ministero dell’Ambiente in seno alla Commissione di Salvaguardia). ricordando che “l’Arsenale ha destinazione cantieristica e non di area industriale”: la Commissione ha approvato e il Consorzio Venezia Nuova si appresta a insediare nella zona le strutture e gli edifici da adibire alla manutenzione del Mose, incluso un enorme depuratore per lo smaltimento di tonnellate d’inquinanti (altro regalo delle famose e tanto esaltate barriere mobili contro l’acqua alta). Tutto ciò mentre esiste già a Marghera un’area ripulita e bonificata (l’area ex Pagan) molto più adatta allo scopo.
Da parte sua, il professor Boato (es assessore all’Urbanistica) ha presentato al Comune una richiesta di verifiche su vari aspetti della prospettata concessione, tra le quali la compatibilità paesaggistica dell’edificio da costruire, la compatibilità dei materiali per esso previsti, la verifica delle località alternative, i problemi relativi allo smaltimento degl’inquinanti (40/50 tonnellate per paratoia) e degli anodi di zinco, il venir meno dell’uso pubblico del bene comune e numerosi altri dettagli.
Ma il Consorzio Venezia Nuova si appella al fatto compiuto, dichiarando che sul progetto Arsenale “sono già stati fatti investimenti consistenti” (evidentemente dai precedenti amministratori, molti dei quali attualmente sotto processo per vari illeciti penali). Nel tentativo d’impedire la cosa, i comitati di cittadini stanno preparando un appello al premier Renzi e al ministro Delrio. Riportiamo qui sotto due articoli della Nuova Venezia che offrono i dettagli di questo ennesimo esempio di scarsa considerazione per i valori storici e culturali del patrimonio comune.
Questo articolo ha un commento
I commenti sono chiusi.
Buongiorno Redazione, perché cose che a tutti sembrano così ovvie, agli occhi dei governanti non lo sono mai? Perché togliere alla comunità un edificio di così tanto valore storico per la città di Venezia? Non basta l’area di Marghera come zona industriale?