La presidente nazionale di Italia Nostra, Antonella Caroli, il Consiglio Direttivo Nazionale, il presidente del…
C’erano tanti argomenti locali da presentare nei post di oggi (sentenza del Consiglio di Stato sul
canale Contorta, ritorno del moto ondoso, insufficienze delle palancole anti-inquinanti a Marghera), ma preferiamo dedicare la giornata a un articolo apparso il 1 dicembre sull’australiano Brisbane Times a proposito delle reazioni degli abitanti di Sidney riguardo alle navi da crociera. Grazie a Roberta Otto Karotto per averlo segnalato sulla pagina fb del Gruppo 25 aprile, da dove lo riprendiamo offrendovi una traduzione dei punti salienti.
La compagnia P&O Cruises, di proprietà della Carnival Cruises e organizzatrice anche di crociere a Venezia, credeva di offrire un spettacolo memorabile agli abitanti di Sidney organizzando una sosta contemporanea di ben cinque delle sue grandi navi in quel porto (vedere l’immagine qui sotto). Ma la cosa ha risvegliato dei fondati timori e generato l’articolo che riproduciamo qui, mentre ricordiamo ai nostri amici che a Venezia durante la stagione estiva la presenza contemporanea di tre grandi navi è normale amministrazione, e quella di quattro o anche cinque si è verficata più volte. Ecco i punti salienti dell’articolo, opera del professor Alan Rosen, psichiatra e direttore del Clontarf Cottage Neighbourhood Centre, vicino al terminal crocieristico dal bel nome di White Bay o Baia Bianca (finché i fumi la renderanno grigiastra…).
Le navi da crociera sono le più inquinanti tra quelle che arrivano nel porto di Sidney. Hanno la più alta media di emissioni di tre sui quattro peggiori inquinanti, che causano difficoltà di respirazione.
La Carnival Cruises non vedeva l’ora di spiegare quante dozzine di uova, litri di latte e chili di frutta saranno consumati a bordo delle cinque navi nel porto di Sidney nel corso dell’anno. Ma invece che su quei fatti, gli abitanti di Sidney potrebbero desiderare di venire informati su quante tonnellate di polveri sottili (PM 2,5 e PM 10), di biossido di carbonio, di gas azotati, di benzene, di toluene e di formaldeide vengono emesse da queste navi. Questi elementi sono causa di malattie e di alta mortalità a persone di ogni età, e particolarmente di problemi agli occhi e alle mucose, di malattie polmonari e cardiovascolari e di tumori.
Le stime basate sui dati pubblici ripubblicati dal Washington Post mostrano che la quantità di inquinanti emessi dalle cinque navi nell’eseguire i loro balletti nel porto corrispondeva ad avere 63 milioni di automobili con i motori accesi … Ognuna di queste navi emette tanto inquinamento atmosferico quanto una centrale termoelettrica (funzionante a carbone) di piccole dimensioni…
Le navi da crociera non costituiscono un reale stimolo per l’economia turistica né generano un numero di posti di lavoro in alcun modo vicino ai 10.000 dichiarati dalla Carnival (ricordiamo che a Venezia erano 5.000, ora ridimensionati a 4.200), perché la maggior parte dei passeggeri sono australiani e quindi non fanno che spostare le loro spese turistiche da altre mète australiane per generare i grossi profitti che vanno alle compagnie d’oltreoceano (una considerazione molto importante per Venezia e per l’Italia, dove i proventi del turismo crocieristico sono spesso erroneamente considerati un contributo all’economia nazionale – in realtà ne sono una sottrazione). … L’amministratore delegato della Carnival, a Sidney per questa malaugurata celebrazione, ha cercato di rassicurare il canale TV The Business dichiarando che tutte le nuove navi della compagnia useranno combustibile a basso contenuto di zolfo e che le navi vecchie potranno essere modificate in quel senso. Ma allora, perché non lo hanno già fatto volontariamente, e perché non usano quel combustibile anche adesso, ma solo quando sono in porto? E anche facendolo, non risolverebbero il problema delle emissioni tossiche.
Leggete qui l’articolo originale sul Brisbane Times.