Riportiamo un'intervista a Lidia Fersuoch, presidente della sezione al tempo del restuaro del Fondaco…
Sono stati presentati ieri 14 dicembre i risultati degli studi compiuti da molti gruppi di studenti del WPI (il Worcester Polytechnic Institute di Worcester vicino a a Boston) sotto la guida del veneziano Fabio Carrera, dottore in scienze informatiche laureato al MIT di Boston. Gli studi sono delle tesi di laurea che coprono molti aspetti della realtà veneziana. Dopo ben 25 anni di presenza in città, il WPI ha voluto ora proporre dei documenti che dall’enorme massa di dati pazientemente e scientificamente raccolti arrivino a delle proposte concrete. L’articolo della Nuova Venezia che riportiamo qui sotto riassume in modo necessariamente sintetico le molte presentazioni che si sono succedute nella sala pubblica di San Leonardo. Per chi fosse interessato a entrare nei dettagli, si possono trovare a questo indirizzo i link alle varie presentazioni. Sottolineiamo qui l’importanza dei lavori sul moto ondoso e i rimedi suggeriti, come anche gli studi sui plateatici e sugli esercizi commerciali. Ma il più rilevante ci sembra quello sul numero di turisti che arrivano a Venezia. Lo studio, consultabile sul web a questo indirizzo (in inglese), arriva ai seguenti dati per il 2014:
– turisti pernottanti: circa 10 milioni annui, pari a una media di 27 mila al giorno (dati ufficiali del Comune);
– turisti escursionisti (non pernottanti): 17 milioni annui, pari a una media di 46 mila al giorno;
– totale: 27 milioni annui, pari a circa 74 mila al giorno.
Il dato è probabilmente approssimato per difetto, dato che è stato ricavato da una discutibile estrapolazione degli incrementi annuali basata sugli incrementi del turismo stanziale, il solo sul quale si abbiano dei dati quasi certi (“quasi” perché esiste anche una rilevante porzione di nero). A questi dati il WPI sovrappone un calcolo della capacità di Venezia di contenere i visitatori, e qui arriva una grossa sorpresa, che giustamente la Nuova Venezia sottolinea con grande risalto nel suo titolo. Secondo i laureandi del WPI un semplice calcolo di aree e spazi calpestabili indicherebbe infatti che oltre i 40 mila turisti si oltrepassano i limiti della sicurezza in caso di emergenza. Senza contare (ma questa è un’aggiunta del vostro redattore) i limiti dell’estetica e della praticità di movimenti.
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ottima l’idea del nostro amministratore di attirare (finalmente!) l’attenzione dei veneziani sull’esistenza delle grande e accurata mole di dati informatizzati su ogni questione quantificabile di Venezia , raccolti dai gruppi diretti dal professor Carrera negli ultimi 25 anni, a partire da quelli, nel quadro del progetto UNESCO “I canali interni di Venezia” sui canali interni, allora ben usati dal Comune e da INSULA . Speriamo che le attuali autorità facciano uso anche dei dati successivi, incoraggiando così anche l’insediamento a Venezia di gruppi di studio e di nuova occupazione qualificata.
Vorrei solo far notare come gli studi ci siano (anche troppi a questo punto) e che manca solo la volontà di passare ad una seria sperimentazione che riesca finalmente a contenere l’invasione selvaggia quotidiana del turismo “mordi e fuggi” e che invece riesca a portare dei reali benefici alla città e non solo a sfruttarla indecorosamente come avviene attualmente in questi ultimi anni. Una città che vive solo ed esclusivamente con il turismo è una città destinata a scomparire come realtà di vita quotidiana e come abitanti residenti.
Una “sperimentazione” può essere organizzata solo dall’amministrazione comunale, che non la farà mai perché è orientata nel senso esattamente opposto (vedere anche la notizia di oggi su questo sito riguardo all’ampliamento delle concessioni alle bancarelle), oppure da una o più associazioni di cittadini, magari sostenuti da un’Università. Bisogna che i cittadini si organizzino e possono farlo solo se trovano uno/a o più persone disposte a fare il lavoro relativo (e capaci di farlo bene).