Autore del video Manuela Pellarin - Vicepresidente della sezione di Venezia.
(Immagine da www.vtp.it). E’ noto che la Vpt (Venezia Terminal Passeggeri SpA), società che gestisce i servizi portuali per passeggeri, è posseduta al 53 % da APVS srl (una società detenuta dall’Autorità portuale e dalla Regione Veneto). Ma la legge proibisce all’Autorità portuale di essere in tutto in parte proprietaria di aziende di servizi portuali, per un evidente conflitto d’interessi (l’Autorità deve controllare il corretto svolgimento dei servizi e poterli affidare via bando pubblico). Per questo l’Autorità portuale ha deciso di mettere in vendita le sue azioni della Vtp.
Ora il Movimento 5 stelle contesta i modi in cui si sta svolgendo il bando di vendita di quelle azioni. L’articolo della Nuova Venezia che riportiamo qui sotto fornisce i dettagli dell’esposto presentato dal Movimento alla Procura, alla Corte de Conti e all’Autorità anti-corruzione. Ma dall’esposto si ricava un altro particolare di grande interesse. Un’analisi della situazione permette infatti di formulare un’inquietante ipotesi sulle ragioni per cui il Porto insiste tanto per mantenere il terminal delle navi da crociera in Marittima. La Vtp, che ha la concessione di quei servizi, rischierebbe altrimenti di “perdere il suo impero” (citiamo dalla Nuova Venezia), il che potrebbe far diminuire fortemente il valore delle sue azioni. La concessione infatti non sarebbe estendibile a un altro porto in un altro luogo. Il futuro della portualità e della laguna sarebbe quindi, secondo quanto scrivono i grillini nell’esposto, “affidato più a interessi di carattere societario che a quelli collettivi”.
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certo che c’è un interesse della Autorità Portuale a far si che non ci sia un nuovo porto fuori della laguna perché come notano giustamente i presentatori del ricorso il valore di VTP è legato alla concessione esistente e una concessione nuova (sia in bocca di lido e anche a marghera) dovrebbe essere messa a gara e potrebbe non vincere VTP. In queste condizioni una gara è del tutto ambigua e manca delle condizioni di chiarezza che sono necessarie per procedere. In questa situazione la Autorità Portuale ha solo interesse a manovre dilatorie perché tutto resti come oggi, le navi continuino a passare per la Giudecca (magari con qualche limite) e incassare il prezzo delle azioni VTP. Questo spiega l’abbandono del progetto Contorta (tecnicamente insostenibile), il sostegno del progetto Tresse, senza che un progetto esista, insomma una politica dilatoria volta solo a valorizzare nel breve periodo la partecipazione in VTp. Poi si vedrà. Una politica di sperpero di denaro pubblico (il progetto Contorta ora ritirato ha costi stimabili attorno al 500.000 euro) a vantaggio di interessi privati di breve periodo