Autore del video Manuela Pellarin - Vicepresidente della sezione di Venezia.
(Immagine da in-venice.it: la Giudecca con la chiesa del Redentore). Riportiamo qui uno scambio avvenuto oggi 23 febbraio su facebook. Esso riproduce così bene il dramma che sta vivendo la nostra città a causa del turismo di massa, che vale la pena di essere letto e meditato con attenzione. Una pagina degli uffici turistici crede di fare del bene, ma un lettore attento rimette le cose a posto. La pagina è “Turismo Città di Venezia” (che nel suo sito web dichiara di essere “il sito turistico ufficiale della città di Venezia”), che scrive, rivolta ai turisti suoi lettori con un linguaggio un po’ trito da agenzia di promozione turistica:
Spingetevi fino alla #Giudecca, uno dei luoghi più veneziani spesso ignorato dal turismo di massa. Qui gli abitanti si sentono giudecchini, e chiamano la propria isola con il nomignolo affettuoso di Gnecca. Un tempo la Giudecca era un luogo di villeggiatura, ricca di giardini e orti, conventi e accademie letterarie e filosofiche. Negli ultimi anni sull’isola si respira un’aria di grande fermento artistico e importanti interventi di ri-urbanizzazione stanno cambiando il volto dell’isola. Da non perdere: la Casa dei Tre Oci, splendido esempio dell’architettura veneziana di inizio Novecento, oggi spazio espositivo che ospita gli scatti di grandi fotografi internazionali. Poi, lo showroom della famosa fabbrica di tessuti di Mariano Fortuny, dove sono esposti al pubblico materiali, disegni, tessuti pregiati e accessori, cuscini e luci. Se amate la quiete, vi suggeriamo di raggiungere il tranquillo lato dell’isola che si affaccia sulla laguna, dove incontrerete orti, officine di artigiani, piccole fabbriche e cantieri per il rimessaggio delle barche. Questo è il lato migliore per godere i bellissimi tramonti sulla laguna, magari su una delle panchine del giardino pubblico dietro alla Basilica del Redentore.
A queste parole risponde un lettore sulla sua pagina facebook, subito ripresa dal Gruppo 25 aprile, con parole che non potrebbero essere più eloquenti, precise e intelligenti:
“Gentili turisti, Non spingetevi alla Giudecca. Vi spingete già in ogni luogo della città. E non è un bel vedere. La vostra spinta ha spinto a sua volta noi residenti fuori dalla città. Così in pochi decenni abbiamo perso due terzi degli abitanti, ed i pochi che sono rimasti sopravvivono in piccole enclave come questa. Resistete alla tentazione di visitare la Giudecca. Ogni vostro consumo qui spinge, come goccia che scava nel sasso, le attività del quartiere a rivolgersi preferenzialmente a voi. La vostra spinta, che singolarmente non percepite, è comprensibile, cumulativamente ci desertifica. Quelli che credete ‘localini tipici’ non sono affatto tipici, nascono per sembrarvi tipici, e prendono il posto di vere panetterie, veri barbieri, veri ortolani. Non dipende da voi, dipende dalla vostra spinta. Perciò non spingetevi alla Giudecca, rispettate quello che, come ala di farfalla può esistere solo a condizione di non essere toccato“.
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Io vengo a Venezia due volte all’anno da più di dieci anni (per un soggiorno de 5 o 6 notti). Non ho mai chiesto a nessuno di vendere la sua casa a prezzi assurdi, all’edicola, al parrucchiere, alla ferramenta, al fruttivendolo, al macellaio di sparire. Quando sono a Venezia, ho anche bisogno di loro. Il denaro che spendo a Venezia, ho messo un mezzo a risparmiarlo e do un grande attenzione al luogo dove spenderlo o non spenderlo.
L’odore del denaro piace troppo a Venezia : non ha mai saputo resistere a ipotecare la sua anima. Eppure la bellezza di Venezia e il suo futuro stanno nel suo ambiente : la laguna sporcata (a causa dei soli mordi e fuggi naturalmente come il conte Volpi di Misurata a Marghera, i foresti che hanno deciso da soli di costruire il canale dei Petroli…). Infatti sarebbe divertente se non se tratasse di salvaguardare quel poco che resta della Venezia storica : 55 438 abitanti secondo il sito della Comune (recensione di lunedi). Senza foresti, Venezia diventerà nel stesso modo un deserto. Con i foresti, c’è una scarsa possibilità di limitare i danni, smettendo gli incumbi (fuori le grande navi di crociera del bacino di San Marco e della Giudecca, un Carnevale più modesto, legge vietando la creazione di nuovi B and B e alberghi : ce ne sono già troppi, un vero impegno contro la corruzione). Se io fossi un Americano, mi chiederei come le ricette del turismo di massa (i schei) non hanno mai permesso alla città di sviluppare altre attività economiche. Sono francese e mi chiedo soltanto come con tanta voglia e tanto genio (leggendo Paolo Barbaro, Liliana Magrini, Federico Fontanella, Pier Paolo Pasinetti o Mario Stefano), si fa tanto poco per dare ai bambini di Venezia un’ opportunità di vivere nella città e di avere un altro mestiere del turismo di massa.
La Giu’, la amo a causa del suo fascino al tramonto, sto caminando li la sera del Redentore o d’inverno. Non ci sarà mai d’inverno o nella primavera la folla della piazza, malgrado la communicazione dell’agenzia di turismo.