Autore del video Manuela Pellarin - Vicepresidente della sezione di Venezia.
(Immagine dalla Nuova Venezia: il futuro della gronda lagunare come parcheggio per container). Suonano molto preoccupanti alcune frasi pronunciate dal presidente dell’Autorità portuale Paolo Costa nel presentare i suoi progetti per lo sviluppo del porto commerciale di Venezia. Per gestire i trasporti dei tre milioni di container che lui vorrebbe farvi arrivare occorreranno, oltre all’andirivieni di chiatte dal porto d’alto mare alla terraferma, delle distese immense di cemento e di rotaie per la distribuzione e lo smistamento delle merci. Perciò il futuro che Costa si augura per la gronda lagunare di Marghera e Fusina sarà costituito da “ampi spazi retroportuali riconvertibili ad uso portuale e logistico, professionalità specifiche e dotazioni infrastrutturali” (parole sue, virgolettate nel’articolo che riportiamo). E’ quello che molti di noi temono già da anni.
Per alcuni professori d’economia sono forse patetiche le rive erbose e fiorite della nostra gronda lagunare, le barene, i canali e gli uccelli migratori della valle Averto e delle Giare. Quei professori preferiscono i panorami polverosi di cemento e di container di metallo che circondano i grandi porti commerciali del mondo. Preferiscono il retroterra di Rotterdam, regno della gru (quella di ferro, non quella con le ali), della rotaia e del camion. Di fronte ai loro conteggi di milioni di “teu” (che sono semplicemente i container di misura standard) dovrebbero perdere ogni valore la bellezza del paesaggio lagunare, l’integrità della salute pubblica e la prospettiva di un altro sviluppo, fatto di aziende ecologiche che potrebbero sorgere tra i tappeti erbosi, tra le tamerici e tra i ghebi della laguna. Eppure questo sviluppo non solo è possibile, ma esiste già e ce ne sono esempi nei paesi avanzati del mondo, dalla lontana California alla vicinissima Germania. Il fatto è che per realizzare i piani degli economisti frettolosi basta spianare e coprire di cemento; per quelli di chi guarda più lontano e pensa al paesaggio, alla storia e alla vita occorrono lungimiranza, saggezza, cultura e pazienza. Doti che non sono ancora, purtroppo, molto diffuse nel nostro paese.