La presidente nazionale di Italia Nostra, Antonella Caroli, il Consiglio Direttivo Nazionale, il presidente del…
(Immagine: alcune navi da crociera ormeggiate alla Marittima. Sulla sfondo il resto della città). E’ noto che una società costituita ad hoc da un raggruppamento delle grandi compagnie di crociera ha presentato un’offerta di acquisto delle azioni di Vtp (Venice terminal passeggeri), la società che gestisce il terminal portuale per le navi da passeggeri e che è anche proprietaria di alcune banchine da ormeggio. La parte in vendita è quella dell’Autorità portuale, che assieme alla regione Veneto possiede il 53 per cento della Vtp (per qualche ragione ci si è accorti solo adesso che il Porto, autorità di controllo, non poteva possedere azioni della Vtp, società controllata).
L’acquisto andrà a buon fine appena la Regione avrà deciso di non usare il suo diritto di prelazione su quelle azioni. Tra le compagnie acquirenti vi sono Royal Caribbean, Costa Crociere e la Msc, oltre alla turca Global Liman (notizia che troviamo sulla Nuova Venezia del 29 aprile).
Ma già da ora i nuovi futuri proprietari cominciano a esercitare la loro influenza. I giornali di venerdì 29 aprile riferiscono che la Vtp chiede a gran voce “Basta con i limiti” alla stazza delle navi da crociera ammesse in laguna. Il pretesto adesso è che si dovrebbe passare da vecchi limiti “quantitativi” (le tonnellate di stazza) a moderni criteri “qualitativi” (il minore inquinamento che i nuovi giganti produrrebbero).
Intanto il presidente uscente della Vtp, Sandro Trevisanato, esalta in una sua dichiarazione i supposti successi economici dell’anno che si conclude, ricordando come la Vtp sia passata da 300.000 passeggeri di 15 anni fa a un milione e ottocentomila del 2013. Quanto bisogno abbia la città di aggiungere due milioni di escursionisti ai 30 milioni che già ne intasano le calli e ne degradano la qualità di negozi e trasporti non viene precisato. Come non si vuole pensare alle conseguenze di un progressivo penetrare dell’economia crocieristica nelle aziende cittadine, sempre più preda dei grandi organizzatori di viaggi. Si possono trovare nei nostri post sul libro di Elizabeth Becker alcuni esempi di come la penetrazione del turismo di massa abbia in molti casi portato a un reale immiserimento non solo culturale ma anche economico di alcune “destinazioni” turistiche mondiali.