La presidente nazionale di Italia Nostra, Antonella Caroli, il Consiglio Direttivo Nazionale, il presidente del…
Di fronte alla media di ottantanovemila turisti al giorno che vengono a Venezia (dei quali ben trentamila solo in alberghi e appartamenti), gli ottomila iscritti alla Vogalonga di domani 15 maggio sono come una goccia nel mare. Eppure rappresentano una grande consolazione per tutti noi veneziani e una luce di speranza nel futuro della nostra città. Sono loro le persone che riempiono i social network con espressioni di ammirazione, di amore per la bellezza e spesso di grande dolore per gli oltraggi del turismo di massa. Li abbiamo visti in questi ultimi giorni percorrere spesso i canali minori con le loro canoe e dragon boat, scivolando silenziosi e incantati, così diversi dai gruppi di crocieristi stipati sui taxi in corsa folle verso gli aeroporti o verso le loro navi gigantesche. Domani, partendo dal bacino di San Marco, passeranno davanti alle Vignole, a Burano e a San Francesco del Deserto, a Mazzorbo e a San Giacomo in Paludo. Il fascino della laguna resiste ancora, grazie anche a quel gruppetto di intrepidi che nel 1975 ebbero l’idea di lanciare una vogata che sembrava molto lunga e molto difficile.
Invece si tramutò nell’evento dell’anno per migliaia di residenti e di visitatori. La viviamo con un po’ di malinconia perché a volte ci sembra l’ultimo respiro di un mondo che sta per scomparire, ma in altri momenti possiamo ancora rallegrarci alla vista di tante persone che hanno capito Venezia e la rispettano e amano, e allora ci diciamo che forse non tutto è ancora perduto.