Riportiamo un'intervista a Lidia Fersuoch, presidente della sezione al tempo del restuaro del Fondaco…
(Immagine: alcuni appartamenti in affitto a Venezia pubblicizzati su airb&b). Riprendiamo l’argomento toccato due giorni or sono con il post sull’Irlanda che sta pensando a limitare gli affitti delle case private per uso turistico. Quasi a continuare il discorso arrivano due notizie sulla Nuova Venezia, rispettivamente il 31 maggio e il 1 giugno. Nel primo parla la Ape, “Associazione proprietà edilizia”, che ha appena tenuto la sua assemblea annuale, attraverso il presidente Giuliano Marchi, che dichiara: “I proprietari di case a Venezia hanno il diritto di affittare case o alloggi ai turisti” e aggiunge, con ammirevole rovesciamento di ogni logica, che tale pratica “costituisce un mezzo per continuare ad abitare a Venezia e creare indotto”. Come si possa abitare a Mestre (o a Roma o Milano come molti proprietari), affittare a turisti e in tal modo continuare ad abitare a Venezia è cosa alquanto paradossale. E’ invece ben noto che i reali e finti b&b sono una delle principali cause del calo dei residenti e della chiusura dei negozi di quartiere. L’altro articolo contiene la non meno sorprendente risposta al presidente dell’Ape da parte dell’assessore all’Urbanistica del Comune di Venezia, Massimiliano Martin (vorremmo che qualche volta anche nei confronti di Italia Nostra le risposte degli assessori arrivassero così prontamente). “Sono osservazioni di cui terremo conto” ha dichiarato l’assessore, e ha continuato, secondo quanto riporta il giornale, così:””Tutto ciò che è legittimo per agevolare un’economia cittadina che è basata in gran parte sul turismo sarà fatto… Non siamo contrari, si tratta di stabilire i modi più opportuni… Ad esempio a Mestre abbiamo favorito la regolarizzazione di b&b anche di dimensioni molto piccole”. Si conferma insomma in modo clamoroso la politica dell’attuale amministrazione: Venezia è una città che vive di turismo e tale deve rimanere; la vera preoccupazione è che le “strutture ricettive” e gli altri operatori paghino qualcosa alle casse comunali. Gli sciocchi, evidentemente, sono gli abitanti dell’Islanda, di San Francisco, di Berlino e di Barcellona (la cui sindaca inefficiente aveva già dichiarato di non volere che la sua città facesse “la fine di Venezia”).