Riportiamo un'intervista a Lidia Fersuoch, presidente della sezione al tempo del restuaro del Fondaco…
(Immagine dalla Nuova Venezia: l’ex sede dell’Enel che diventerà un albergo). Forse non solo i professori di filosofia vivono con la testa fra le nuvole, ma anche quelli di economia, che pure dovrebbero saper tutto su come si fanno i buoni affari. Così è accaduto che l’Università di Ca’ Foscari aveva stimato in 35 milioni di euro il valore di un palazzone novecentesco, ex sede dell’Enel lungo il Rio Nuovo, e stava per scambiarlo con tre palazzi veneziani di sua proprietà. Solo la forte opposizione di gran parte del corpo docente, degli studenti e di associazioni di cittadini ha costretto il rettorato a rinunciare all’operazione. La nostra sezione ha presentato un ricorso al Tar che ci ha dato ragione con una sentenza dopo la quale Ca’ Foscari ha dovuto rinunciare alla permuta (trovate la sentenza e una concisa storia degli avvenimenti cliccando qui). Adesso si scopre che il “palazzo” (mettiamo la parola tra virgolette perché l’edificio in questione forse non la merita) è stato venduto per 25 milioni: dunque Ca’ Foscari l’avrebbe pagato ben dieci milioni in più. Purtroppo la destinazione, come tutti temevano, sarà ancora una volta quella alberghiera, con altre 144 stanze che si aggiungeranno ai 30.000 posti letto già oggi disponibili in città. Ma se ci fosse stata la permuta gli alberghi sarebbero stati tre, in altrettanti palazzi sicuramente più degni di quel nome, di cui uno sul Canal Grande. In attesa che il consiglio comunale si decida a mettere fine ai cambi di destinazione d’uso questo è stato ancora il male minore, e l’azione di chi si è opposto alla permuta ha ottenuto il doppio scopo di mantenere l’uso universitario di tre palazzi storici e di evitare lo spreco di una decina di milioni di euro. Leggete qui sotto l’articolo sulla Nuova Venezia.