Riportiamo un'intervista a Lidia Fersuoch, presidente della sezione al tempo del restuaro del Fondaco…
Riportiamo qui un testo del nostro vicepresidente (e gestore di questo sito), nel quale si sintetizzano, in estrema concisione, i tre principali provvedimenti da prendere per iniziare un processo di sana gestione dei flussi turistici e di conseguente inversione del processo di degrado della città. La Nuova Venezia di oggi 6 luglio ne riferisce in poche ma convincenti righe i passaggi principali. Nello stesso articolo il giornalista Enrico Tantucci riferisce anche le parole del presente assessore al Turismo, Paola Mar (da noi ripetutamente invitata a un incontro che non ci ha voluto concedere). Secondo Mar la preoccupazione dell’Unesco “a noi non interessa, continuiamo con la nostra strada”.
Trovate qui sotto l’articolo di Tantucci e il testo completo della nostra nota, con la “ricetta” che riportiamo qui sotto in corsivo:
Il primo passo riguarda il turismo degli escursionisti, che arrivano in città per restarvi poche ore. Prima di pensare a tornelli o a prenotazioni obbligatorie per tutti (forse difficili da realizzare in pratica), la proposta è di cominciare con i gruppi di escursionisti organizzati. Questi dipendono da agenzie, arrivano con autobus e sono facili da gestire. Basta stabilire un numero massimo di persone per giorno e imporre agli operatori di non muoversi senza aver ottenuto il permesso d’ ingresso. Sarà molto interessante studiare in quale misura questo provvedimento cambierà le cose (parliamo forse di molte decine di migliaia di escursionisti in meno) . Potrà liberare strade e mezzi di trasporto, alleggerire la domanda di negozi di paccottiglia, alleviare il lavoro di Veritas, diminuire l’usura dei monumenti.
Il secondo passo riguarda la proliferazione di appartamenti in affitto turistico, fenomeno che sta rapidamente trasformando la città in un grande albergo diffuso. Qui occorre fare qualcosa per rendere più conveniente affittare a residenti che a turisti di passaggio (non si può semplicemente appellarsi al senso di “venezianità” dei proprietari di case). Questo si ottiene incentivando l’affitto ai residenti (vedere il punto tre), ma anche ponendo un limite al numero di giorni nei quali si può affittare a turisti: per esempio 90 giorni l’anno (come si fa a San Francisco e in altre città).
Infine, terzo passo, Italia Nostra propone l’istituzione di un Bonus per Venezia (sull’esempio dell’Art Bonus recentemente creato per le donazioni culturali): una serie di facilitazioni e incentivi fiscali alle coppie che intendono stabilirsi in città, ai residenti che debbano procedere a restauri, alle start up che vogliano usare Venezia come sede operativa. Una seria politica in questo senso provocherà il ritorno della popolazione nelle case e il ritorno dei negozi di vicinato.
Tutte queste misure sono state valutate con cura e sono da tempo pubblicizzate sul sito web della nostra sezione. Sono parte di un dossier che Italia Nostra ha consegnato alla sottosegretaria Borletti Buitoni. Possono non essere perfette e aver bisogno di correzioni e ritocchi; ma sono un serio e responsabile passo verso una discussione ragionata e imparziale.
Leggete qui il testo completo della nota e trovate qui sotto l’articolo di Tantucci.
Questo articolo ha 4 commenti
I commenti sono chiusi.
Vorrei soffermarmi sul secondo passo ,quello che riguarda la proliferazione di appartamenti in affitto turistico, fenomeno che sta rapidamente trasformando la città in un grande albergo diffuso…… Ma l’articolo di cui sopra non si sofferma abbastanza sul vero male che deturpa il centro storico di Venezia ,e del quale i residenti continuano a denunciare ,non si sofferma su quel turismo deleterio mordi e fuggi proveniente dagli alberghi e B&B ed unità ricettive di vario genere, che sempre più numerosi si stanno sviluppando a Mestre e nella terraferma mestrina ,quelle unità turistiche ricettive in passato demenzialmente incentivate dalla Provincia ,e che sfruttano il centro storico di Venezia come fosse la gallina dalle uova d’oro …..e che continueranno a proliferare, se non verranno posti dei limiti a questo fenomeno che viene dal territorio esterno al centro storico ,e che si é rivelato deleterio ed inadatto alla nostra città !
Certo, pienamente d’accordo Occorre solo ricordare che il testo costituisce una “estrema sintesi”. Ci sarebbero tante altre cose da aggiungere anche sugli altri due punti, ma in questa sede occorreva essere brevi. Qualche dettaglio si trova su questo sito, nella sezione Argomenti/I nostri dossier/le nstre roposte pr la gestione dei flussi turiistici.
Caro Paolo,
qualche commento sui tre passi.
1. d’accordo sul punto 3. Si possono promuovere restauri in cooperativa e ipotesi di progettazione condivisa interessando gli studenti dello iuav (anche sull’uso dei materiali, che potrebbe aprire una parentesi interessante sul costruire “sano” in città d’acqua)
punto 1.certo gli escursionisti organizzati che arrivano con i bus non di linea e anche quelli che arrivano con i battelli privati da fusina e da punta sabbioni. Sono, nell’anno, alcuni milioni. Va fatta a Venezia una efficace ZTL (zona a traffico limitato), i battelli di turismo devono essere fermati, se vengono da fusina, a san basilio e se vengono da P. sabbioni, all’arsenale, devono pagare un biglietto adeguato per l’accosto del battello (c’è la normativa), sbarcare le persone in modo degno. In questo modo si limita ulteriormente il flusso, si riduce il traffico in bacino, si decongestiona il centro. Inoltre, come tu dici, si possono stabilire delle soglie agli ingressi. Ormai in tempo reale si possono controllare i tre accessi (bus al trinchetto, e i due che suggerisco per i battelli) e quando ci si avvicina al limite far apparire agli imbarchi una bella scritta con l’indicazione numero max raggiunto e il blocco delle corse.
3. Punto 2. Non so se la tua proposta sia realistica. E’ facilissima la evasione. Penserei invece a un uso diverso delle imposte locali. Queste imposte sono anche un corrispettivo per i servizi resi e i B&B e alberghi sono molto costosi in termini di servizi, molto più di una famiglia o di studenti residenti o residenti relativamente stabili. Pensiamo al traffico, ai vaporetti, ai rifiuti, al consumo di acqua, alle barche che vanno su e giù piene di biancheria da lavare e poi alle diseconomie esterne che postano alla città (intasamento, condizionatori e simili). Credo che sarebbe possibile proporre di quadruplicare le imposte locali per coloro che fanno affitto turistico e che questo provvedimento avrebbe un significato economico sostenibile. Questi si vedono da internet e la imposta è esigibile in modo abbastanza facile e controllabile (la casa è li e non sfugge), indipendentemente dall’occupazione effettiva dei locali (molti servizi devono essere comunque predisposti, anche se poi il turista non viene). Questa imposta non verrebbe riscossa qualora il proprietario presenti un contratto di affitto registrato con durata semestrale o superiore.
Quadruplicando le imposte locali, e penso a Vesta più che alla Tasi (anche se sulla casi, si potrebbe spingere per una deroga dalle tariffe nazionali x le città d’arte), aumenterebbe gli introiti per il comune e allo stesso tempo si renderebbe conveniente affittare per periodi lunghi, che è quello che vogliamo.
Ciao
bepi
Grazie al professor Tattara per i suoi suggerimenti, tanto più rilevanti in quanto vengono da un docente di politica economica. Credo che i tempi siano maturi per una discussione pubblica delle “tre mosse” che proponiamo, come si vede dagli ottimi suggerimenti ai quali danno origine. Forse su delle proposte concrete, opportunamente perfezionate, sarà possibile coagulare un importante consenso.
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