Riportiamo un'intervista a Lidia Fersuoch, presidente della sezione al tempo del restuaro del Fondaco…
(Immagine dall‘Unità del 5 ott. 2016). L’Unità di oggi, mercoledì 5 ottobre, pubblica la prima puntata di un’inchiesta sui problemi generati da un eccesso di turismo nelle città d’arte. Venezia, naturalmente, occupa un posto di primissimo piano nella discussione. Per questo riportiamo qui sotto per intero il testo del primo articolo, che si pone questa domanda: “Si dovrà arrivare alle città a numero chiuso?” e riferisce le risposte di quattro autorevoli e informati esperti del settore. Sono contributi importanti per chiarirsi le idee e per questo li riportiamo per intero. Con una garbata precisazione: sembra che con i numeri abbiano poca familiarità sia il giornalista sia gli esperti citati. Nella presentazione, Stefano Milani, autore dell’articolo, scrive che a Venezia nel 2014 “l’Istat ha registrato 4 milioni e 230 mila arrivi”. Più avanti uno degli esperti, Francesco Bonami,dichiara che “A Venezia le presenze sono 13 milioni l’anno”. Ma dove li trovano questi dati erratissimi? Ripetiamo per tutti i nostri lettori e anche per gli “esperti” i dati ufficiali (non di Italia Nostra ma dell’Annuario del Comune):
Pernottamenti nel Comune di Venezia anno 2015: 10 milioni e 100 mila;
Escursionisti nella città insulare (calcolo nostro su dati Coses 2008 e WPI 2014): 20 milioni
Totale turisti a Venezia 2015: 30 milioni circa, calcolati per difetto (perché i pernottamenti non tengono conto del nero).
Precisato questo, ecco la sostanza dei contributi dei quattro esperti:
Salvatore SETTIS (già rettore della Normale di Pisa): Non favorevole al numero chiuso. I turisti andrebbero indirizzati anche verso luoghi meno famosi. Occorre separare i ministeri di Turismo e Beni culturali.
Evelina CHRISTILLIN (presidente dell’Enit, Ente nazionale italiano turismo, e presidente della Fondazione del Museo egizio di Torino): “Se si programma bene, se riesci ad avere turni, puoi canalizzare i flussi”. E’ contro le grandi navi da crociera a Venezia. Ma ritiene che il numero chiuso sia “una scelta elitistica e razzistica”.
Andrea CARANDINI (archeologo, presidente del FAI): Auspica un turismo colto. Occorre far conoscere i percorsi alternativi. Il numero chiuso è da escludere.
Francesco BONAMI (già direttore dellla Biennale di Venezia): Venezia è totalmente devastata dalle masse. E’ contro il numero chiuso ma dice:”credo che un controllo diventerà inevitabile”. Ma la nostra arte non deve restare “un messaggio da privilegiati occidentali”.
Naturalmente occorre leggere i testi completi qui sotto per chiarirsi le idee. Ma sembra che non abbiamo ancora risposte concrete. Intanto avvertiamo che le proposte di Italia Nostra, Sezione di Venezia, sono in via di revisione finale e saranno a giorni protocollate degli uffici di sindaco e assessora, inviate ai media e naturalmente riportate per intero su questo sito.