Riportiamo un'intervista a Lidia Fersuoch, presidente della sezione al tempo del restuaro del Fondaco…
(Immagine dal Guardian: turisti nel centro di Amsterdam). A testimonianza del forte interesse che la gestione del turismo nelle città d’arte sta suscitando nei media locali e internazionali segnaliamo questa mattina (8 ottobre 2016) due articoli. Il primo, nell’inserto di Repubblica di venerdì 7 ottobre, è dedicato proprio a Venezia; il secondo si trova sul Guardian del 6 ottobre e descrive i problemi di Amsterdam, molto vicini a quelli di Venezia.
Il primo, di Raffaele Oriani, sembra rappresentare fin dal titolo un sentimento diffuso nel mondo: “Venezia ultimo atto”. Tra le testimonianze raccolte vi è anche quella di Lidia Fersuoch, presidente della nostra sezione. Vi si ricorda tra l’altro il contenuto di una lettera del nostro governo all’Unesco, in cui viene annunciata una “strategia per ridurre la pressione del turismo” a Venezia (a definire una tale strategia intende concorrere la nostra sezi0ne con le “Proposte per una gestione dei flussi turistici a Venezia”, protocollate proprio ieri 7 ottobre presso il Comune e leggibili su questo sito).
Il secondo articolo, in inglese, riguarda quanto sta accadendo ad Amsterdam a causa della veloce diffusione degli affitti di case private per uso turistico, proprio come a Venezia. “L’effetto airbnb: è reale, e che conseguenze sta provocando su una città come Amsterdam?”. (Airbnb, com’è noto, è la compagnia che ospita sul suo sito web la maggior parte delle inserzioni di appartamenti in affitto). Sono 22.000 gli appartamenti offerti in affitto turistico e dunque sottratti alla residenza (a Venezia si calcola siano 6.000: ma sono il 25 per cento delle utenze). Traduciamo poche righe sugli effetti che i bed and breakfast stanno producendo su Amsterdam (facilissimo riferire il tutto anche a Venezia): “Fanno salire i prezzi delle case, che sono già in forte aumento ad Amsterdam. I negozi di vicinato, che creano relazioni tra i residenti, sono sostituiti da altri che si rivolgono solo ai turisti. Al posto dei negozi di alimentari subentrano i noleggiatori di biciclette. E gli appartamenti affittati ai turisti sono perduti per le persone che vorrebbero risiedere e vivere in città” (nostra traduzione). Ed ecco come parla un professore olandese di urbanistica: “All’inizio il consiglio comunale incoraggiava il fenomeno perché migliorava lo stato della città. Ma ora che sta continuando, si assiste alla crescita di zone isolate. Le famiglie con bambini lasciano la città perché non hanno più i mezzi per vivere nelle aree migliorate.” E l’articolo ci ricorda che già dal 2014 esiste un accordo tra la città di Amsterdam e la compagnia Airbnb, per cui gli appartamenti non si possono affittare per più di 60 giorni all’anno. Lo stesso accordo che molti veneziani ritengono necessario per Venezia, se si vuole iniziare a porre un freno alla trasformazione della nostra città.
Cliccare qui per l’articolo sul Guardian. E trovate qui sotto quello su Venerdì di Repubblica.