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Finalmente i pubblici amministratori cominciano ad accorgersene. “Sette anni fa, scrive Enrico Tantucci sulla Nuova Venezia, gli alloggi affittati a uso turistico nella nostra zona erano 8, ma secondo il recente censimento di Federalberghi ora sono diventati 5.166”. Sul fenomeno si esprimono ora l’assessore regionale al Turismo Federico Caner e l’assessore del Comune di Venezia Michele Zuin. Ma non per chiedersi quale effetto il fenomeno può avere sul tessuto sociale ed economico della città; soltanto per assicurarsi che tutti quei turisti paghino l’imposta di soggiorno (cosa che oggi sembra farsi molto poco). Così l’assessore Caner sta chiedendo la “collaborazione” di airbnb e l’assessore Zuin assicura che il gettito dell’imposta di soggiorno è salito di 650 mila euro “rispetto ai 28 milioni e mezzo previsti in bilancio per quest’anno”. Che poi Venezia stia morendo come città vissuta, che i residenti stiano scomparendo, che negozi e servizi si rivolgano solo ai turisti, tutto questo sembra proprio non preoccuparli per nulla. Dioversamente da quanto accade anche in grandi metropoli come New York, dove si sta incidendo pesantemente sul fenomeno degli appartamenti in affitto: dal 2010 la legge proibisce di affittare un appartamento a chicchessia per meno di 30 giorni, anche se sono disposti a pagare la tassa di soggiorno.  Eppure a New York i turisti si possono mescolare a dieci milioni di abitanti contro i 55 mila di Venezia.

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