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Riportiamo qui un breve testo pubblicato sul web (e supponiamo inviato ai giornali per pubblicazione) dal portavoce del “Comitato per la restituzione dell’Arsenale a Venezia”, il noto professionista veneziano Pierandrea Gagliardi. Occasione per il documento è stato l’uso della storica Torre di Porta Nuova dell’Arsenale come sede di un esclusivo cenone di Capodanno al quale hanno partecipato sessanta ospiti al costo di 1.600 euro a persona. Lasciamo alle parole di Gagliardi la descrizione dell’evento e l’autorevole commento, completato dalla storia delle iniziative, di ben altro spessore culturale, che alla Torre erano state realizzate in precedenza. Riportiamo dunque qui sotto in corsivo il testo del comunicato e l’articolo della Nuova Venezia che descrive a sua volta il cenone e il suo contorno. Di  nostro aggiungiamo solo che in un contesto di vera “restituzione” dell’Arsenale, riportato al suo splendore di fabbrica navale unica al mondo, qualche episodio di uso commerciale ci potrebbe forse anche stare; ma quanto sta accadendo negli ultimi anni con l’assegnazione del complesso a Vela (società interessata solo a raccogliere incassi) è l’ennesima prova dell’incapacità della presente amministrazione di concepire il concetto di “valorizzazione” in termini diversi da quelli esclusivamente monetari, a scapito di storia, cultura e coscienza cittadina.

Cracco e la Torre di Porta Nuova

Tra il 2006 e il 2011 viene predisposto il concorso internazionale di progettazione, vengono reperiti i fondi, fatti i progetti esecutivi, banditi gli appalti e realizzati i lavori per il restauro della Torre di Porta Nuova all’Arsenale. Vengono spesi oltre quattro milioni di euro reperiti attraverso finanziamenti non ordinari e senza alcun onere per il Comune. La Torre, secondo quanto indicato nei programmi e nei piani dell’Amministrazione Comunale viene destinata ad ospitare attività di ricerca e attività culturali. A questo scopo la Società Arsenale, responsabile di quanto fino ad allora fatto, partecipa, assieme ad altre cinque città europee, al programma comunitario  Second Chance che promuove il recupero e la rivitalizzazione di aree industriali dismesse attraverso la promozione di attività culturali. La Torre di Porta Nuova viene inserita in tale progetto e riceve circa 350.00 euro, poi interamente spesi, per attrezzare i locali (computers, sistemi di diffusione audio, monitor, sedie, videoproiettore ecc) e per organizzazione eventi culturali. Tra i molti eventi organizzati va segnalata in particolare la collaborazione con l’Associazione Laboratorio Novamusica e il Conservatorio di Venezia. Tramite una convenzione stipulata del 2012 viene organizzata la rassegna musicale e didattica “A Vele Spiegate” che tra aprile e settembre 2013 porta nelle sale della Torre di Porta Nuova e nelle aree limitrofe (Tesa 105 e Tesa 113) 21 spettacoli con artisti italiani e internazionali nonché con la partecipazione di laboratori per le scuole elementari e seminari, saggi ed incontri con gli allievi del Conservatorio “B.Marcello” di Venezia. 

Poiché il progetto ha durata triennale, ma l’impegno con l’Europa prevede che le attività proseguano per almeno altri cinque anni, viene redatto e reso pubblico un dettagliato programma di utilizzo futuro. Tutte le altre città coinvolte nel programma mantengono gli impegni europei, tranne Venezia che da alcuni anni, dopo avere sciolto la Società dedicata, ha sostanzialmente abbandonato ogni progetto serio sull’Arsenale.

Consoliamoci, non tutto è perduto. Oggi leggiamo che la Torre è diventata una “location” gestita dal Comune tramite Vela impegnata in un “lavoro di valorizzazione dell’area portandola a reddito” (evidentemente non si concepisce altra valorizzazione se non quella monetaria). Qui da ultimo, sessanta ospiti (a 1600 euro a testa) hanno potuto gustare l’uovo al coque di Cracco, o l’antipasto all’astice, o la zuppa di pesci di scoglio con nuvola allo champagne e altre prelibatezze ammirando l’esibizione sensuale degli artisti della Nuart Events Show Company. Per poi convenire nella sala privé (?) dove una poveraccia con un vestito tempestato di cristalli di Swarosky ha incontrato un bamboccio in ginocchio con un anello di brillanti in mano che la chiedeva in sposa.

La trasformazione della città in merce e del suo più prezioso patrimonio in quinta teatrale ad uso della cafoneria e della opulenta sfacciataggine internazionale appare inarrestabile. 

Eppure la storia della Torre con un suo “prima” fatta di eventi culturali, di accordi con le migliori istituzioni cittadine, di partecipazione creativa di veneziani di ogni strato sociale e di ogni età che ha mostrato concretamente la strada da seguire, e un “dopo” fatta di uova alla coque di Cracco e di valorizzazioni “economiche” (che perderanno anche economicamente la città), questa storia mostra che non ci vorrebbe nulla per invertire le tendenze in atto. Se coloro che i veneziani hanno scelto per governarli non si mostrassero così inadeguati al compito: o non saranno i veneziani superstiti ad essere inadeguati a gestire la propria città?
Comitato per la Restituzione dell’Arsenale a Vene                                      Il portavoce Pierandrea Gagliardi        

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