intervento x Mission it 2024
L’incapacità delle amministrazioni locali e nazionali di programmare le linee di sviluppo a medio e lungo termine sta di nuovo creando una paralisi nella nostra economia. Per Venezia il problema investe in modo clamoroso il porto e le attività connesse. Si parla ancora di portare le navi da crociera a Marghera, e allora i portuali di quella zona protestano e minacciano lo sciopero (tra l’altro il rappresentante della Cgil dichiara in un’intervista che esisterebbe una regola per cui nel Canale dei Petroli possono passare solo tre navi commerciali al giorno – si suppone per ciascun senso di circolazione – il che renderebbe impossibile la convivenza con le navi da crociera). Il governo non sa decidersi e nessuno sa come muoversi. La stessa situazione riguarda il porto d’altura per le navi porta-container: non si sa per nulla se verrà alla fine autorizzato, ma intanto Paolo Costa sta preparando una vasta zona ex-industriale (65 ettari acquistati dalla Montefibre) a ricevere le chiatte che dovrebbero trasportare i container dall’alto mare all’interno della laguna (con danni irrimediabili per la laguna stessa secondo il parere di molti tra i quali siamo anche noi).
Una programmazione lungimirante vorrebbe la trasformazione dell’area ex-industriale in un centro per le tecnologie del futuro, e se si fosse cominciato cinque anni fa tutta l’economia nazionale ne avrebbe guadagnato già da tempo, mentre la gronda lagunare sarebbe stata valutata come centro di grande bellezza e di grandi opportunità. Ma la politica non sa resistere alle pressioni dei piccoli (o medi e grandi) poteri locali, per i quali l’indecisione e lo status quo sono delle opportunità di guadagni presenti alle spese di chi verrà nel futuro.
Quanto alle navi da crociera, da almeno due anni si esita tra varie soluzioni possibili, tutte ancora in ballo salvo quella forse più ragionevole che consiste nel rifiutarle del tutto. Intanto il Comitato no grandi navi sostiene a spada tratta la soluzione Duferco-De Piccoli (navi al Cavallino) senza considerare quella simile ma forse più eco-compatibile di Boato-Zitelli-Giacomini (al Cavallino un porto galleggiante). Si veda in proposito l’articolo che riportiamo qui sotto, dopo quello di Gianni Favarato sulla situazione a Marghera.