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Sul programma di valorizzazione previsto e sostenuto da Regione Veneto e Comune di Venezia per Forte Cosenz, riportiamo il comunicato stampa che la nostra Sezione ha diffuso la scorsa settimana, a commento delle ultime notizie pubblicate dal Corriere del Veneto.

Venezia, 24 novembre 2017

In riferimento alle notizie di stampa secondo cui una delibera della Giunta regionale del Veneto del 7 novembre scorso avrebbe deciso l’acquisizione al patrimonio regionale di Forte Cosenz, a Favaro Veneto, la Sezione di Venezia di Italia Nostra esprime tutto il proprio sconcerto.
La Sezione era già intervenuta sulla vicenda con un comunicato del 2014 ed era presente durante la seduta della VII Commissione del Consiglio Comunale di Venezia il 15 aprile 2016 quando la vicesindaco Luciana Colle si era impegnata a «presentare un nuovo Programma di valorizzazione ex art. 5, c. 5, D.Lgs. 85/2010 che interessi l’intero compendio immobiliare di proprietà dello Stato denominato Forte Cosenz, come richiesto dalle associazioni e consiglieri presenti». La vicenda ha avuto un esito completamente differente che non soddisfa per ragioni di ordine culturale, di politica di uso dei beni pubblici e per le opacità presenti nelle procedure seguite.
Dal punto di vista culturale non è chiaro il motivo per cui Forte Cosenz sia l’unico fra tutti quelli del Campo Trincerato di Mestre a non diventare di proprietà del Comune di Venezia, come logica conclusione del progetto iniziato alla fine degli anni Novanta di smilitarizzazione della terraferma. Tali fortificazioni sono parte del sistema difensivo veneziano, per la cui conservazione e fruizione culturale la nostra associazione da anni si batte in tutte le sedi deputate (basti pensare al ricorso al Tar vinto l’anno scorso contro il Comune di Venezia proprio in tema di federalismo demaniale culturale).
Ed è proprio in relazione all’uso che verrà fatto di Forte Cosenz che nascono ulteriori dubbi sulla bontà dell’operazione: un’area nel cuore del Bosco di Mestre trasformata in parte in deposito container con pista di atterraggio per elicotteri (con effetti devastanti sull’habitat naturalistico circostante!) e in parte in circolo del calcetto dei dipendenti della Regione (un bene pubblico viene sottratto alla collettività per diventare CRAL privato dei dipendenti regionali).
Il programma di valorizzazione prevede inoltre che all’interno del forte dovrebbero trovare spazio mostre permanenti e temporanee, manifestazioni culturali e ricreative, associazionismo locale, concessioni temporanee di uso compatibile, cantina vini e prodotti locali, bar-enoteca, ostello della gioventù, bed and breakfast, affittacamere, etc.
Non esiste lo spazio fisico per tutte queste attività poiché il forte, di circa nove ettari, è un immenso prato con tre soli edifici: il forte della Grande Guerra con mura spessissime e locali piccoli e angusti necessariamente da adibire a museo di sé stesso, un edificio già usato come bar e spogliatoio per il campo da calcetto del cral della Regione, e la Casa del Maresciallo, che verrà trasferita (e solo quella!) al Comune di Venezia.
Come può essere valido un programma di valorizzazione fondato su iniziative irrealizzabili e che, per giunta, utilizza per il trasferimento le procedure del federalismo demaniale culturale (art. 5, comma 5, D.Lgs. 85/2010) per attività che culturali non sono?
Ci riserviamo di adire tutte le sedi opportune, comprese quelle giurisdizionali, per ripristinare la legittimità delle procedure amministrative che riteniamo violate, e per far godere a tutti un bene che riteniamo non debba essere riservato a pochi.

Il Consiglio Direttivo della Sezione di Venezia di Italia Nostra

 

(foto di copertina tratta da www.fondazionefortemarghera.it)

Qui la notizia ripresa da VeneziaToday (24.11.) e La Nuova Venezia (28.11)

 

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