Riportiamo un'intervista a Lidia Fersuoch, presidente della sezione al tempo del restuaro del Fondaco…
Sir David Chipperfield è sbarcato in laguna 20 anni fa, quando ha vinto il concorso indetto dal comune di Venezia per l’ampliamento del cimitero di san Michele. Un’iniziativa apparentemente insensata, se si pensa che in tutto il mondo si studiano modalità di devozione e culto dei defunti meno dissipatrici di suolo, ma che all’amministrazione comunale serviva come soluzione per il “ricovero” dei fanghi derivanti dagli scavi in Laguna.
Il progetto di Chipperfield – composto di due parti, una su un’area di barena colmata con gli scavi dell’ex Manifattura Tabacchi a Piazzale Roma e una su “una nuova isola parallela a quella esistente e da essa separata da un canale largo 15 metri”, venne esposto alla Biennale di architettura del 2002.
Il primo lotto è stato terminato nel 2007. La cattiva qualità della costruzione ha suscitato proteste da parte dei cittadini e dei familiari dei defunti, senza però scalfire l’unanime ammirazione dei critici di architettura, colpiti dalla maestria di Chipperfield nel “recuperare i valori del sito come si presentano alla sensibilità contemporanea”.
Da allora la sua presenza a Venezia, dove la firma di una archistar garantisce l’approvazione di qualsiasi progetto, si è consolidata con l’incarico di direttore della Biennale nel 2012, ed è poi culminata con l’incarico da parte delle Generali di “ristrutturare” le Procuratie Vecchie. Interessante a questo proposito, la gamma delle dizioni con le quali la stampa ha definito la natura del progetto: restauro, riconfigurazione, riparazione, e perfino “rianimazione” delle Procuratie che “con il tempo hanno smesso di essere vive” (La Repubblica).
Quando era direttore della Biennale, Chipperfield ebbe a dire che “l’architettura riflette i valori della società; gli architetti dipendono dalla committenza, ma devono trovare delle posizioni indipendenti”; ora, pur soddisfatto di lavorare in Italia, che definisce la “culla spirituale dell’architettura (ha anche aperto una filiale del suo studio a Milano) si lamenta dei tempi lunghi della burocrazia, che rallentano la realizzazione dei suoi progetti, ed ha dichiarato che “in Italia non è facile per un architetto progettare in edifici storici”. Forse non è facile, ma purtroppo non abbastanza difficile, visti i rendering delle sue pensate per le Procuratie, pubblicate nel catalogo della mostra in corso alla Basilica palladiana di Vicenza, ma rimosse dalla stessa esposizione per ordine delle Generali che sta ancora trattando la pratica con le pubbliche istituzioni.
Paola Somma
17-05-2018