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Pubblichiamo il testo di un documento pubblicato sul numero di Settembre 2018 di Mirano Magazine (qui in pdf)

Il viale delle Rimembranze di Mirano: un prezioso monumento trascurato.
La storia, la decadenza, la possibile rinascita.

 

Non sono molti i miranesi che conoscono il motivo per il quale il viale di querce che collega via Cavin di Sala con il piazzale retrostante il Municipio si chiami Viale delle Rimembranze e quale sia la ragione per la quale fu realizzato verso la metà degli anni venti del secolo scorso.
La sua realizzazione, come quella di simili viali e giardini che sorsero negli stessi anni in centinaia di comuni italiani, si spiega con la volontà di ricordare ed onorare i caduti della Prima Guerra mondiale attraverso la piantumazione di alberi.
Si trattava di una innovazione rispetto ai consueti monumenti ai caduti del passato. I parchi ed i viali avrebbero costituito essi stessi nuovi luoghi identitari, ambiti urbani e peri-urbani di notevole valenza paesaggistica, in cui l’elemento antropico entrava in simbiosi con quello naturale costituito dalle piante. L’elemento vegetale, peraltro, non era stato pensato uguale per tutti i parchi: ogni essenza arborea doveva rappresentare l’identità anche ambientale del luogo. E’ per questo che ancora oggi i viali ed i parchi delle Rimembranze si distinguono per la grande varietà delle piante presenti che vanno dai cipressi ai tigli, dalle querce ai pini.
Non si trattava di una idea nuova ma del richiamo alla tradizione dell’antichità classica del rito della pianta educata alla memoria del morto.
La proposta era stata lanciata nel 1922 dal sottosegretario alla Pubblica Istruzione Dario Lupi riprendendo quanto realizzato a Montreal dove era stata creata una strada della Rimembranza fiancheggiata da alberi.
Entro il 1924 vennero istituiti in tutta Italia oltre 2200 parchi o viali, ossia un numero superiore al 25% dei comuni allora esistenti.
Anche a Mirano, per commemorare i caduti della Grande Guerra, si decise di realizzare un monumento ai caduti, inaugurato nel 1926, all’interno di un viale di 14 querce per lato delimitato sul lato di via Cavin di Sala da un’elegante cancellata aperta con un varco delimitato da importanti pilastri.
La scelta di dove realizzarlo cadde infatti in un’area che faceva originariamente parte del parco di villa Renier Corner. Proprio in quegli anni l’Amministrazione comunale aveva acquisito la villa prospiciente la piazza di Mirano, di proprietà della famiglia Mariutto, per potervi trasferire il Municipio. Nel retrostante terreno, originariamente destinato a prato, orto e con alberi da frutta, impreziosito da statue rappresentanti contadini e contadinelle che ancora si trovano accanto alle querce, si decise di realizzare il monumento delle Rimembranze.
L’importanza data a questo luogo di commemorazione era tale che, come i vecchi miranesi ricordano, entrando nel Viale i passanti erano usi togliersi il cappello in segno di rispetto verso coloro che venivano in quel luogo ricordati.
Dopo la seconda guerra mondiale, dimenticata la funzione per la quale era stato realizzato, forse anche come reazione verso il periodo storico e politico in cui era stato concepito, venne meno da parte delle Amministrazioni Comunali l’attenzione e la cura di questo luogo monumentale permettendone un progressivo degrado.
Il Viale fu asfaltato in tutta la sua lunghezza realizzando su entrambi i lati parcheggi per automobili e sul fronte di via Cavin di Sala venne autorizzata la realizzazione di un distributore di benzina permettendo anche la rimozione di parte della storica cancellata.
Un’ulteriore grave compromissione del nostro Monumento fu la cessione nel 1955 alla “Telve”, l’attuale Telecom, perché venisse realizzata una centrale telefonica, di un’area di 230 metri quadri nella parte terminale del Viale, verso il Municipio, comprendente anche due delle querce costituenti il Viale.
La brutta costruzione realizzata per questo scopo, pur avendo cessato di essere utilizzata dal 1981 come centrale telefonica, rimane purtroppo a deturpare l’impianto del Viale per la indifferenza delle Amministrazioni Comunali che da quegli anni si sono succedute al governo della città.
Quando infatti nel 1981 la Telve/Telecom cessò di utilizzare quella costruzione come centralina telefonica, l’allora Amministrazione Comunale, invece di procedere al riacquisto dell’area secondo le modalità previste nel contratto con cui nel 1955 era stata ceduta, preferì affittarla con un contratto di 6 anni rinnovabile.
Da allora le varie Amministrazioni hanno rinnovato l’affitto dell’area e dell’immobile concedendolo come sede ad alcune Associazioni miranesi fino al 2011, quando, essendo il contratto non più rinnovabile per legge, la Telecom ha informato il Comune dell’intenzione di vendere e non più affittare.
L’offerta presentata dall’Amministrazione comunale non è stata giudicata congrua e Telecom ha ceduto l’area di 230 metri con l’immobile e le due querce del viale ad un privato.
Dal punto di vista urbanistico, mentre il Piano Regolatore prevedeva correttamente solo la possibilità di demolizione senza ricostruzione, la Variante del Centro Storico del 2007 ha previsto invece la possibilità di edificare “un padiglione porticato aperto o chiudibile con elementi mobili vetrati per attività culturali, ricreative di interesse comune”.
C’è da chiedersi quali ragioni abbiano portato le Amministrazioni Comunali a non procedere alla acquisizione e demolizione di questa bruttura quando era loro possibile ed inoltre quale sia la logica e l’utilità di quanto previsto con la Variante del 2007.
In ogni caso l’edificio è ora di proprietà privata, in cattive condizioni e recintato con una rete da cantiere che contribuisce ad un ulteriore degrado dell’area e non è chiaro quale potrà essere il suo futuro.
La mancanza di rispetto e cura per questo Viale monumentale e della memoria storica che rappresenta si può inoltre rilevare da come sono stati autorizzati numerosi altri usi impropri come il posizionamento di banchi del mercato, di stand fieristici, la concessione di plateatici di pubblici esercizi che circondano, oltre alle autovetture in sosta, il monumento ai caduti, il monumento a Vittorio Emanuele II, le statue del parco di villa Renier e quelle che restano delle imponenti querce che nel 1926 sono state piantate a formare il viale.
Per quanto riguarda le Querce, delle 28 che formavano originariamente il viale, ne rimangono solo 21 in quanto nel 2007 l’Amministrazione dovette abbatterne 7 che presentavano rischi di stabilità.
Che sia stato un intervento necessario è confermato dalla relazione del tecnico che ha valutato il loro stato di salute ma, come questa Associazione ha più volte segnalato (osservazioni al Sindaco del 06/04/1986 e del 04/09/1992, dell’Agosto 2007) era evidente lo stato di abbandono e la mancanza di cure.
Una quercia di 90 anni non è un albero vecchio a fine vita, dovrebbe essere invece nel pieno del suo sviluppo.
Per spiegare questo precoce decadimento il perito ha rilevato come la distanza fra gli alberi non fosse ottimale (solo 6 metri) ma anche ha evidenziato un terreno compatto ed asfittico da un lato e asfalto ed auto dall’altro. Una mancanza cioè di regolare cura ed un uso dell’area dannoso per gli alberi.
Anche se attualmente gli uffici preposti controllano le condizioni delle querce intervenendo quando si creano condizioni di rischio per il cedimento della chioma, le cause indicate dal perito come responsabili del degrado non sono state rimosse e asfalto, auto, usi impropri con compattamento del terreno libero continuano a danneggiare l’apparato radicale delle restanti querce pregiudicandone la sopravvivenza.
Anche la prescrizione della Soprintendenza che autorizzando l’abbattimento delle 7 querce chiedeva contestualmente il reimpianto di 5 nuovi alberi è stato disatteso. Solo 1 nuova quercia sta crescendo accanto alle 21 originali. Sicuramente le condizioni per il reimpianto non sono favorevoli e almeno due tentativi per impiantare due nuove querce non sono andati a buon fine ma siamo convinti che ci siano le condizioni per cercare di ridare la forma originale al viale riempiendo, almeno in parte, i varchi che si sono creati con l’abbattimento delle 7 querce come richiesto dalla Soprintendenza.
La nostra Associazione è convinta che il Viale delle Rimembranze, nonostante queste offese, rappresenti ancora non solo un patrimonio storico e culturale unico ma anche ambientale, ancora più importante perché inserito nel centro storico di Mirano al cui alto valore paesaggistico contribuisce come riconosciuto dal decreto di tutela del 29 ottobre 1965.

Chiediamo che nell’interesse dei cittadini di Mirano, l’Amministrazione Comunale, come d’altronde prevede anche il Codice dei Beni Culturali, si attivi per ridare dignità a questo monumento rimuovendone i fattori di degrado.

In particolare riteniamo che:

  • Debba essere ristretta la superficie asfaltata permettendo il solo passaggio ciclo-pedonale eliminando pertanto il transito e la sosta di autoveicoli. (attualmente non è nemmeno previsto il passaggio dei pedoni che devono muoversi nella corsia delle autovetture)
  • Non debbano più essere concessi plateatici per pubblici esercizi.
  • Non debba più essere prevista la collocazione di attività di vendita come nei mercati del Lunedì e di installazioni come durante la Fiera cittadina.
  • Si debba intervenire per ripristinare corrette condizioni del terreno attorno alle querce e con cure che ne prevengano le malattie prima che l’abbattimento diventi l’unica soluzione.
  • Si debba provvedere al reimpianto delle querce previste dalla Soprintendenza.
  • Si acquisisca l’immobile ex Telecom procedendo poi alla sua demolizione così da poter ripristinare l’assetto originale del Viale.

 

Gruppo soci di Italia Nostra di Mirano
Il rappresentante Adriano Marchini

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