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Sulla due giorni di mobilitazione contro le grandi navi e le grandi opere, organizzata a Venezia dal Comitato No Grandi Navi – Laguna Bene Comune e svoltasi con grande clamore sabato e domenica scorsi, ci sentiamo di condividere una interessante riflessione di Petra Reski, pubblicata sulla sua pagina Facebook personale con allegato questo articolo de Il Fatto quotidiano.

 

Ieri sono stata presente all’assemblea No Grandi Navi al Sale Docks (qui un report a cura del Comitato, n.d.a.). E avrei un po’ di riflessioni da aggiungere all’articolo. Certo, ci sono tante cose da criticare alle posizioni del M5s, sulla Tav, sul Tap, sull’Ilva, sulla truffa della Xylella. Ma bisogna anche chiedersi: da che pulpito viene la predica? Il Comitato No Grandi Navi ha un problema di credibilità grande come la bocca del porto: come è possibile che un movimento che si definisce ambientalista, sia d’accordo con un piano devastante per la Laguna di Venezia come il piano Duferco, ovvero Venis Cruise 2.0.? (Sarà un caso che ‘sta numerazione mi ricorda il FS 17, ovvero la pianta di ulivo per l’agricoltura intensiva difesa da tutte le categorie neoliberaliste tipo Coldiretti etc. per sostituire gli ulivi secolari). Un piano sviluppato dal gruppo siderurgico Duferco, e difeso da Cesare De Piccoli, ex viceministro di Prodi ed  ex vicesindaco di Venezia?

Credo che tanti attivisti ambientalisti presenti ieri al Sale Docks sarebbero delusi di apprendere la posizione molto ambigua del Comitato No Grandi Navi difesa a spada tratta dal portavoce. È un po’ come voler mettere il sedere su due sedie: quella del sindacalista e quella dell’ambientalista. Che sarebbe: le grandi navi qui a Venezia non ci vanno bene, ma ci vanno bene alla bocca di Lido. È assurdo. Sarebbe come dire: non vogliamo l’Ilva qui a Taranto, ma se la spostate a Brindisi, ci va bene. Oppure: via la Tav, spostatela negli Appennini. Non è possibile. Bisogna dire chiaramente: fuori le grandi navi da Venezia del tutto! Andate a Trieste, dove c’è un porto che merita il nome, create un collegamento con un treno superveloce, fate quello che volete, ma l’assalto delle grandi navi a Venezia deve finire! La Laguna sarebbe ulteriormente distrutta se tutti i passeggeri verrebbero trasportati con motoscafi, aliscafi o qualunque altra imbarcazione. Italia Nostra per prima ha criticato aspramente la posizione ambigua del Comitato No Grandi Navi.
Venezia è una città che è stata governata per decenni dal PD. La politica delle grandi navi, la privatizzazione è frutto di questa politica – e Brugnaro non fa altro che raccogliere questo frutto. Certo, sono d’accordo con lo slogan “No Grandi Navi”, sono la prima a sostenerlo. Ma bisogna essere coerenti.

Petra Reski
30 settembre 2018 

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