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Ci sono stati riscontri, anche sulla stampa, alla nostra recente presa di posizione contro il progetto previsto a protezione del Canale dei Petroli e “improvvisamente” ripescato dal Porto di Venezia e inviato la scorsa settimana in Commissione di Salvaguardia.

Nel comunicato congiunto Ecoistituto – Italia Nostra – LIPU – Venezia Cambia dello scorso 13 ottobre, facevamo notare come palancolate e scogliere siano non solo dannose e contrarie al riequilibrio della Laguna disposto dalle leggi speciali, ma anche non previste dagli strumenti urbanistici di tutela paesaggistica (PALAV, Piano Morfologico del 1993).

Reazioni? Obiezioni? Da manuale.
Così sulla stampa di giorno 16 (giorno della riunione della Commissione).

Alberto Vitucci, Scavi, scogliere e palancole Oggi il Porto in Salvaguardia, La Nuova Venezia;
Alberto Zorzi, Bufera sulle palancole. Il Porto: tutto regolare, Corriere del Veneto;
Il Porto e il sindaco «Palancole necessarie», Gazzettino.

Esito della Commissione di Salvaguardia? Rimandato. 
Così all’indomani della riunione, sui giornali di giorno 17.

Non finisce lì. Sabato 20, in questa intervista a La Nuova Venezia, il progettista “di scogliere e palancole” ing. Rinaldo prova a chiarire qualche dubbio.

Chiarimenti che Stefano Boato – a titolo personale – commenta così, come riferisce La Nuova di oggi 24 ottobre.
Pubblichiamo un estratto del suo intervento, condividendone i contenuti.

Il Canale dei Petroli è la principale causa dello sconvolgimento morfologico e dell’erosione della Laguna centrale; avendo verificati gli effetti di oltre vent’anni del Canale, già nel 1992 il presidente del Consorzio Venezia Nuova dott. Zanda lo ha ripetutamente pubblicamente riconosciuto nei testi scritti e anche su giornali e TV.

Sulla rimozione di questa causa è puntato il principale intervento del Piano Morfologico del Magistrato alle Acque-CVN del 1993, inapplicato fino a oggi: il piano riduce la sezione del  primo tratto più sconvolgente del Canale (dalla bocca di Malamocco a porto San Leonardo) e ne riprogetta la morfologia complessiva verso Marghera; lo ribadisce dal 1995 il Palav e lo sollecita la Salvaguardia nel 2003.

Attuando le prescrizioni delle leggi speciali, del Palav e della Commissione di Salvaguardia per il riequilibrio della Laguna non si tratta di affrontare gli effetti sconvolgenti con chilometriche grandi scogliere costruite con enormi massi di pietrame e palancole di acciaio (che non ci sono nel Piano Morfologico e non sono state approvate dalla Soprintendenza) ma di rimuovere le cause dell’erosione e degli sconvolgimenti morfologici. Occorre ridurre l’officiosità del canale, la velocità e la dimensione delle navi più grandi non compatibili con la Laguna e le onde da vento (con sistemi naturali come barene, dossi e motte), consentendo l’espansione delle acque per la vivificazione della Laguna laterale.

Nel progetto ora riproposto (che il Ministero dell’ Ambiente e la Salvaguardia hanno già fermato nel 2013) non ci sono più le immense barene artificiali insostenibili (inventate per scaricare i fanghi di scavo del nuovo Canale Contorta) solo perché il progetto nel frattempo è fallito; addirittura però ora si aggiungono anche davanti la cassa di colmata B materiali incompatibili con palancole in acciaio lunghe 1335 m. “provvisorie”,  in attesa anche qui delle scogliere costituite con enormi pietrami.

 

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