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Venezia, 2 aprile 2021 prot. n. 15/2021
L’articolo 3 del decreto-legge approvato il 1° aprile dal Consiglio dei Ministri prevede per la portualità veneziana l’indizione di un concorso di idee per la realizzazione «di punti di attracco fuori dalle acque protette della laguna di Venezia utilizzabili dalle navi adibite al trasporto passeggeri di stazza lorda superiore a 40.000 tonnellate e dalle navi portacontenitori adibite a trasporti transoceanici». Ricordiamo che «fuori dalle acque protette della laguna di Venezia» significa fuori dalle bocche di porto (che invece sono dentro).
Per quanto riguarda le navi commerciali, la decisione di estrometterle dalla Laguna sarebbe un passo avanti fondamentale, in quanto il transito di queste navi per il Canale dei Petroli per ben 50 anni ha provocato la distruzione morfologica della Laguna, com’è noto sin dagli anni ’70.
Per la parte relativa alla croceristica invece il decreto è assolutamente criticabile. In attesa della realizzazione degli approdi definitivi extra Laguna, le navi continueranno a solcare il Bacino, sino a che saranno approntati a Marghera approdi dichiarati ‘temporanei’. Tali terminal ‘temporanei’ di fatto saranno opere di grandissimo impatto e dai costi insostenibili (62 milioni, ma verosimilmente molti di più): sarà necessario espropriare le aree interessate, arretrare le banchine e costruirne di nuove (700 m), pensare alle infrastrutture a viabilità nazionale, escavare il canale industriale, ampliare i bacini di evoluzione. Comportando il raddoppio del carico di traffico (alle navi commerciali si sommeranno le croceristiche) per il Canale dei Petroli, questo inevitabilmente verrà potenziato, raddoppiato e marginato con strutture rigide e scogliere.
Inoltre l’attracco definitivo fuori Laguna in futuro non libererà Venezia dalla croceristica di grandi numeri e dimensioni che porta molte presenze a fronte di modesti introiti per la città, ma elevatissimi guadagni per le compagnie. Senza contare l’aumento del moto ondoso, e dunque dell’erosione, dovuto al trasporto di merci e passeggeri dall’ipotetico attracco esterno verso Venezia (e verso l’aeroporto, per il martoriato canale di Tessera).
A parole dunque il decreto cambia tutto e sposta le navi verso il mare, in pratica fa esattamente l’opposto, aggravando l’erosione lagunare.
Perché invece non pensare a un progetto di molto minor costo e di rapida esecuzione: la riconversione della Marittima a navi compatibili, anche a vela, non inquinanti, possibile senza perdere posti di lavoro?
Seppur con notevole ritardo (sono passati nove anni dal decreto Clini-Passera) si potrebbe così cominciare a pensare al futuro della Laguna in termini costruttivi e non predatori, per essere in grado di affrontare il cambiamento climatico già in atto.
Il consiglio direttivo della Sezione di Venezia di Italia Nostra